Perché Meloni ha tanta fretta di chiudere la Riforma sul premierato?

C’è la guerra, anzi ce ne sono due di cui una alle porte di casa l’altra poco più distante, c’è il debito alle stelle, il Pil che si è inchiodato, i fiumi che esondano sommergendo mezzo Paese e il governo, nel bel mezzo di questa apocalisse, è intensamente occupato ad abolire la democrazia rappresentativa. Tempismo eccezionale, complimenti. La riforma delle riforme pensata dalla ministra Elisabetta Casellati, che fu una delle più impavide sostenitrice del teorema Ruby nipote di Mubarak e ciò diciamo non è proprio beneaugurante, arriva a Palazzo Chigi bollinata come priorità assoluta. Tra le novità che ci traghetteranno nella “Terza Repubblica” oltre all’elezione diretta del premier è previsto anche un robusto premio di maggioranza assoluta per la coalizione vincitrice.

Perché Meloni ha tanta fretta di chiudere la Riforma sul premierato?
Maria Elisabetta Casellati (Imagoeconomica).

I piani di Meloni potrebbero infrangersi contro il referendum confermativo

Giorgia Meloni, tra un fuorionda malandrino e una telefonata con i diplomatici del Catonga, la definisce la battaglia della vita. L’ambizione è quella di mettere insieme i due terzi del parlamento – per ora può contare solo sui suoi e la sparuta pattuglia renziana – così la riforma passa e lei ha fatto bingo, noi un po’ meno. Ma siccome l’impresa è quasi impossibile, già si staglia all’orizzonte la minacciosa ombra del referendum confermativo i cui precedenti, com’è arcinoto, non sono stati favorevoli ai proponenti. Nell’attesa, resta da capire il perché di tanta fretta contando il fatto (ed è l’obiezione che più viene mossa) che questo governo poggia su una maggioranza numericamente granitica, ancorché politicamente non facile da tenere insieme. Specie quando, vedi le elezioni europee dove si vota col proporzionale, ogni partito va per conto suo.

Perché Meloni ha tanta fretta di chiudere la Riforma sul premierato?
Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Perché la premier ha tutta questa fretta?

Ma se la premier insiste e ha fretta, evidentemente avrà qualche timore che la pervade. Potrebbe essere un presidente della Repubblica più popolare di lei, che di mestiere fa quello che il ruolo gli impone, ovvero la difesa della democrazia rappresentativa e della Costituzione che ne definisce i contorni. Potrebbe essere l’incubo di un nuovo governo tecnico, altrimenti detto governo dello spread, che vanta illustri precedenti e che ha trovato registi e interpreti proprio negli inquilini che si sono succeduti al Quirinale. Potrebbe essere che l’alto gradimento personale di cui continua a godere la nostra presidente del Consiglio nonostante i frequenti inciampi (molto più alto di quello della maggioranza che la sostiene) l’abbia convinta a cercare, unico premier al mondo eletto dal popolo, il consenso plebiscitario. Potrebbe essere infine, e questa è l’ipotesi più inquietante, che la deriva nostalgica del quando c’era Lui, che la Meloni di governo ora liquida tra le cianfrusaglie del passato, stia invece ritrovando proseliti.

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