X è accusata di aver aiutato la campagna di repressione dell’Arabia Saudita

X di Elon Musk è stato accusato in una causa civile negli Stati Uniti di aver aiutato l’Arabia Saudita a commettere gravi violazioni dei diritti umani contro i suoi utenti, anche divulgando dati riservati su richiesta del regime di Riad a un ritmo molto più alto di quanto non abbia mai fatto per Stati Uniti, Regno Unito o Canada. Come riporta il Guardian, la causa contro l’ex Twitter è stata intentata lo scorso maggio da Areej al-Sadhan, la sorella di un attivista saudita arrestato e condannato a 20 anni di carcere dopo che tre agenti di Riad nel 2014 e nel 2015 si erano infiltrati nell’azienda californiana. Secondo al-Sadhan, le spie saudite hanno rivelato al regime l’identità di migliaia di attivisti, oltre a quella di suo fratello Abdulrahman, alcuni dei quali sarebbero stati poi arrestati e torturati.

Secondo gli avvocati di al-Sadhan Twitter ha sostenuto Riad nella repressione in cambio di finanziamenti e investimenti

Nelle ultime settimane gli avvocati di Al-Sadhan hanno integrato la causa con nuove accuse contro la piattaforma, allora guidata da Jack Dorsey, sostenendo che Twitter non solo ha volontariamente ignorato la campagna del governo saudita contro gli oppositori ma ha anche sostenuto Riad nella sua repressione in cambio di finanziamenti e investimenti. Non solo. Secondo gli avvocati già nel 2013, durante la Primavera Araba, il social era stato motivo di preoccupazione per l’Arabia Saudita perché potenziale veicolo per i movimenti democratici. La nuova istanza legale arriva pochi giorni dopo che Human Rights Watch ha attaccato un tribunale saudita per aver condannato a morte un uomo basandosi esclusivamente sulla sua attività su Twitter e YouTube, definendola una «escalation» della repressione del governo sulla libertà di espressione.

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