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Ucciso in Russia l’ex comandante di un sottomarino che aveva attaccato l’Ucraina
Stanislav Rzhitsky, ex comandante di un sottomarino della Flotta russa del mar Nero, è stato assassinato mentre faceva jogging vicino al complesso sportivo Olimp di Krasnodar, nella Russia meridionale. La notizia, inizialmente circolata su canali Telegram anonimi russi, è stata confermata dalle autorità locali. Secondo quanto riferiscono i servizi ucraini il 42enne Rzhitsky, che era vice capo del dipartimento per la mobilitazione, è stato ucciso verso le 6 del mattino da diversi colpi sparati da una pistola Makarov: «Il parco era vuoto a causa di una forte pioggia e non ci sono testimoni che possano fornire dettagli o identificare chi ha sparato».
Rzhitsky potrebbe essere stato rintracciato attraverso una app usata da chi pratica jogging
I media russi hanno dichiarato che l’assassino è fuggito e che è stata avviata un’indagine per omicidio. Non è escluso che possa trattarsi di un’azione ucraina. Questo perché ai primi di luglio il sito Nashi Groshi Lviv aveva identificato i comandanti dei sottomarini della Flotta del mar Nero, indicando proprio Rzhitsky come capitano del sottomarino che nel luglio del 2022, attaccando con missili Kalibr la città ucraina di Vinnycja, aveva provocato 28 vittime (tra cui tre bambini). Chi ha ucciso Rzhitsky potrebbe averlo rintracciato attraverso l’applicazione Strava: correva infatti lo stesso percorso quasi ogni giorno e lo condivideva sul social network.
Budanov: «L’Ucraina non ha nulla a che fare con la morte di Rzhitsky»
Secondo il sito web ucraino Myrotvorec, che creato dall’attivista Heorhij Tuka opera come database sui sostenitori della causa separatista filo-russa, nonostante fosse passato a un altro incarico Rzhitsky aveva «partecipa direttamente all’invasione militare dell’Ucraina» come comandante del sommergibile Alrosa. L’ipotesi di una vendetta da parte di Kyiv è stata subito presa in considerazione, ma l’Ucraina «non ha nulla a che fare» con la morte di Rzhitsky, stando a quanto affermato dal capo dei servizi segreti militari Kyrylo Budanov: «Sappiamo che le radici di quanto avvenuto devono essere cercate all’interno della Russia stessa, dove cresce la protesta contro la guerra in Ucraina».