Santanchè e il controverso viaggio in Oriente: quanto è costato?

La ministra del Turismo Daniela Santanchè è da tempo al centro del dibattito pubblico e politico dopo il caso Visibilia che ha scosso la sua posizione all’interno di Fratelli d’Italia e l’equilibrio dell’intera maggioranza di governo, tanto che si parla ormai apertamente di ipotesi rimpasto. In molti, dopo l’esplosione della vicenda, ne hanno chiesto le dimissioni. Ora c’è un capitolo in più: Il Fatto Quotidiano si è concentrato su il modo in cui il dicastero di Santanchè utilizza il denaro pubblico, cercando di capire quanto sia costato alle tasche degli italiani il recente viaggio in Oriente.

I viaggi della Santanchè a spese degli italiani

La ministra Santanchè è tornata da qualche giorno in Italia dopo un tour in Oriente che lei stessa ha definito come «un importante momento di confronto e di incontro tra due culture e due visioni molto diverse». Il viaggio è stato naturalmente a carico del bilancio dello Stato, essendo a tutti gli effetti una missione all’estero che la ministra compie nell’interesse del Paese. Ma quanto è costato tutto questo agli italiani? Secondo il Fatto si tratta di 134 mila euro a cui sarebbero da aggiungere le spese varie e i 21 mila euro per la tappa fatta a Seul. Si ricorda che, in questi casi, insieme al titolare del ministero si muovono anche il suo team e i suoi collaboratori di fiducia. In questo caso per l’Italia erano previste due delegazioni, una istituzionale e una commerciale. Nella prima figurano il capo di Gabinetto della ministra, Erika Guerri, il deputato FdI e consulente del ministero Gianluca Caramanna, il consigliere diplomatico Simone Landini e Ivana Jelinic dell’Enit e Matteo Zoppas dell’Ice. Nella delegazione commerciale, invece, sono presenti otto imprenditori rappresentanti del comparto turistico che, però, avrebbero sostenuto da soli le spese del viaggio.

Le controversie sul viaggio in Oriente

Le spese per la missione in Oriente di Daniela Santanchè avrebbero acceso dei malumori all’interno della direzione generale del ministero, che sarebbe stato costretto a procrastinare delle attività ordinarie e il pagamento di alcuni fornitori. L’alto costo del viaggio e le naturali polemiche ha portato il dicastero a far uscire anche una nota nella quale sono stati chiariti i dettagli della missione. In questa si legge: «Il ministro e i delegati istituzionali non si sono serviti di voli di Stato, ma di linea e hanno soggiornato negli hotel più convenienti tra quelli convenzionati con le ambasciate e i consolati del luogo. Le due notti di hotel a Macao del ministro e dei delegati istituzionali sono state offerte dagli organizzatori».

L’organizzazione della missione fatta senza una gara

L’attenzione del Fatto Quotidiano si è concentrata in particolar modo sull’organizzazione dell’intero viaggio, con il ministero che solo il 31 agosto avrebbe chiesto a Enit di occuparsi della gestione dei servizi organizzativi. L’intero tour sarebbe stato poi affidato, senza un gara, ad un’agenzia di Pechino, la Caissa Travel Service Co., con il prezzo dei tre giorni in Cina della ministra Santanchè e della delegazione istituzionale che sarebbe arrivato a 134.689,26 euro, più le spese varie e la trasferta in Corea, costata altri 21.149,95 euro. Un totale di 155 mila euro per tre giorni.

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