Salario minimo, ddl Nordio, Pnrr, Mes e manovra: l’autunno di fuoco di Meloni

Tutto, o meglio molto, è rimandato a settembre. Mes, salario minimo, giustizia, riforme, Pnrr. Per non parlare dell’appuntamento con la manovra. Per governo e maggioranza rischia di trasformarsi in un mese da bollino rosso, come quei giorni in cui evitare di mettersi in macchina per il troppo traffico.

Salario minimo, la fuga in avanti di Forza Italia e la proposta che il Pd difficilmente potrà rifiutare

Il primo capitolo che si riaprirà è stato l’ultimo che si è chiuso. Dopo il rinvio approvato dalla Camera la scorsa settima, il 29 settembre il Parlamento tornerà a occuparsi di salario minimo. Nei giorni scorsi si è assistito alla fuga in avanti di Forza Italia che presentato una proposta autonoma, ma l’intenzione della maggioranza è arrivare a un testo unitario da contrapporre a quello delle opposizioni (unite, tranne Iv). Una delle ipotesi è che Lega e Fratelli d’Italia aggiungano le firme alla proposta azzurra che riprende a sua volta il progetto del dem Andrea Orlando quando era ministro del Lavoro: l’applicazione alle attività lavorative non coperte da un contratto collettivo nazionale del salario previsto dal Ccln leader per il settore di riferimento oppure, dove non vi sia uno specifico settore di riferimento, l’applicazione del salario equivalente alla media dei principali contratti collettivi applicati in settori lavorativi affini. Difficile per il Pd fare le barricate su una linea che aveva fatto propria. Ma i giochi sono aperti. Si vedrà.

Salario minimo, ddl Nordio, Pnrr, Mes e manovra: l'autunno di fuoco di Meloni
Antonio Tajani (Imagoeconomica).

Dopo la pausa estiva entrerà nel vivo il ddl Nordio e da novembre si scalda il dossier Mes

Un capitolo ancora più delicato è quello relativo al Mes. Per questo però bisognerà aspettare almeno novembre. Come sul salario minimo, anche sul Fondo salva-Stati la maggioranza ha votato nelle scorse settimane una sospensiva che ha stoppato l’esame della ratifica del provvedimento presentata dall’opposizione. Un dossier di non poco conto visto che l’Italia è rimasta l’unica in Ue a non aver dato via libera. Con la fine dell’anno, si arriverà poi al termine ultimo per la ratifica pena il ritorno al vecchio Mes del 2012. Senza contare che l’avvicinarsi delle elezioni europee di giugno 2024 aumenterà la conflittualità tra i partiti. L’intenzione del governo è quella di inserire la ratifica in uno scenario ampio con il completamento dell’unione bancaria e il ritorno del Patto di stabilità. Ma anche qui la partita è aperta. Entrerà nel vivo dopo la pausa estiva anche l’esame del ddl Nordio sulla giustizia. Provvedimento arrivato al Senato dopo un lungo periodo di gestazione (il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è preso ben due settimane per la controfirma). Saranno i senatori, con in prima fila Giulia Bongiorno della Lega, a provare a sciogliere i nodi, primo fra tutti quello sull’abuso di ufficio che già tante fibrillazioni ha creato in maggioranza.

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Il Guardasigilli Carlo Nordio (Imagoeconomica).

Entro il 27 settembre il governo dovrà inviare alle Camere la Nadef

Non va poi dimenticata la manovra finanziaria che entrerà nel vivo in autunno. Intanto, il governo dovrà inviare alle Camere entro il 27 settembre la Nota di aggiornamento al Def, la Nadef, che aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica del Def in relazione alla maggiore disponibilità di dati e informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica. Tre settimane dopo, entro il 20 ottobre, Palazzo Chigi dovrà presentare alle Camere il disegno di legge di bilancio. Anche se formalmente sarà la seconda manovra del governo Meloni, si tratta del primo vero banco di prova per la politica economica del centrodestra. Il poco tempo a disposizione lo scorso anno – vista l’entrata in carica a fine ottobre – e le risorse quasi totalmente assorbite dal caro bollette avevano portato a una finanziaria caotica e con pochi capitoli. Quest’anno la storia dovrà essere diversa.

Riforme istituzionali? Manca una road map 

Ricordate quando lo scorso maggio Giorgia Meloni dedicò un’intera giornata di consultazioni con le opposizioni alle riforme istituzionali? Da quel momento poco o nulla si è mosso. Una proposta dell’esecutivo era attesa per giugno ma non si è vista. Nei giorni scorsi il Senato, su spinta della maggioranza, ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo ad approvare il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata «in tempi rapidi» mettendolo in relazione alle riforme costituzionali. In sostanza, il testo impegna Palazzo Madama «ad approvare il disegno di legge A.S.615 in materia di autonomia differenziata in tempi rapidi, tenendo conto delle indicazioni e delle proposte di modifica condivise nel corso dell’esame in commissione, nell’ambito delle riforme costituzionali, previste nell’accordo di programma di governo votato dagli italiani, incluso quella volta a realizzare la massima forma di democrazia attraverso l’espressione diretta della volontà popolare». Ma una road map non c’è e i tempi rimangono un’incognita. Come conferma il pronostico di Marcello Pera, ex presidente del Senato tornato in Aula tra le fila di FdI. «Ma quale riforme? Non credo proprio che si faranno ora. Aspetta e spera», ha detto recentemente al Foglio. «Non se ne riparlerà a settembre perché poi si entrerà nella sessione di bilancio e quindi se ne riparlerà nel 2024, ma prima ci saranno le Europee. Dunque…».

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Roberto Calderoli (Imagoeconomica).

Pnrr, le proposte di modifica dovranno essere presentate entro il 31 agosto

Un ultimo cenno lo merita il Pnrr. Il governo ha messo a punto una proposta di modifica del Piano. Si chiede di cambiare 144 misure su 349 e definanziarne nove per 15,9 miliardi che saranno sostenute con altre fonti di finanziamento con scadenze più flessibili, come ha assicurato il ministro Raffaele Fitto. La risposta della Commissione Ue è attesa tra tre-sei mesi, anche perché le proposte di modifica devono essere presentate formalmente entro il 31 agosto.

 

 

 

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