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Perché le inesattezze del film Napoleon di Ridley Scott stanno facendo infuriare i francesi
Se non fosse per la concorrenza del sorprendente esordio alla regia di Paola Cortellesi con C’è ancora domani, Napoleon avrebbe forse esordito al primo posto del box office italiano. Uscito il 23 novembre perché potesse riempire le sale cinematografiche nelle settimane che solitamente decisive per gli incassi dell’intera annata, il film di Ridley Scott con le superstar Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby non sta però convincendo pienamente la critica, in particolare in Francia, dove ha un certo peso l’inaccuratezza con cui la sceneggiatura di David Scarpa restituisce diversi passaggi storici e dove non mancano nemmeno le accuse di sentimenti anti-francesi nei confronti del cineasta britannico. Per il quale, del resto, la fedeltà storica non è mai dovuta, come era già accaduto con Il Gladiatore e altri suoi blockbuster. A chi ha mosso questa osservazione, lui ha risposto lapidario: «Fatti una vita».
Un colpo di cannone in direzione delle Piramidi: poco credibile
Lo ha fatto quando gli è stato chiesto se avesse visto un video che circola da luglio su TikTok, pubblicato da Dan Snow, autore di un volume sulla battaglia di Waterloo, che ha fatto notare diverse inesattezze storiche contenute nel trailer: innanzitutto non è vero che Bonaparte arrivava dal nulla («suo padre era un aristocratico») e che ha conquistato «tutto» (per esempio non la Gran Bretagna, sottolinea Snow). In più, nel film Napoleone è presente quando la regina Maria Antonietta viene decapitata, cosa che non corrisponde al vero (nemmeno la lunghezza dei capelli di lei è realistica), come non è realistica la scena in cui il celebre condottiero spara un colpo di cannone in direzione delle Piramidi nel corso di una delle sue più celebri battaglie. Dan Snow, tutto sommato, l’ha presa bene: «Non l’ha mai fatto! Ma sembra figo».
Ricatti emotivi e dichiarazioni d’amore troppo minacciose
Altri ancora hanno osservato le scelte di casting: nella vita reale, Vanessa Kirby ha 14 anni meno di Joaquin Phoenix, mentre sappiamo che Giuseppina aveva sei anni più di Napoleone. Inoltre i due attori mantengono il proprio accento, ossia Phoenix quello statunitense e Kirby quello inglese. Snow non è l’unico esperto ad aver commentato il film: su The Conversation Katherine Astbury dell’Università di Warwick ha parlato delle lettere dell’imperatore alla sua amata definendole cariche di ricatti emotivi e di ripetute dichiarazioni d’amore che «sembrano minacciose piuttosto che sdolcinate».
«Colpisce è la totale omissione della schiavitù»
Perciò, se nel film lui dà uno schiaffo a lei, non è solo perché in Giuseppina il regista vede – lo ha dichiarato – un’adultera che portò Bonaparte a voler distruggere se stesso e lei insieme, ma anche perché sul set i due attori hanno lavorato così bene insieme da decidere di autorizzarsi vicendevolmente (lo ha riferito la stessa Kirby) ad aggiungere degli elementi non previsti nella sceneggiatura di Scarpa, ma funzionali all’idea che Scott si è fatto di Bonaparte. Altri ancora, come la testata Mediapart, hanno scritto di come «al di là delle inesattezze e delle invenzioni storiche, ciò che colpisce è la totale omissione della schiavitù».
Scott ha preferito raccontare gli amori piuttosto che la politica
«Finitela! Non è un documentario, è un film», hanno replicato puntualmente molti fan del cineasta, dimostrando di non sapere che anche i documentari sono film (la distinzione andrebbe fatta semmai tra finzione e cinema del reale). Ma perché il Napoleon di Scott è in grado di far inalberare così tante persone? Per Liberation il problema è che «non offre alcun punto di vista, né sull’uomo, né sul mito», mentre per Le Monde Ridley Scott ha preferito raccontare gli amori di Napoleone piuttosto che la sua vita politica (e dunque il lavoro di fantasia si può giustificare più facilmente).
«Uno storico deve rimanere fuori dalla porta quando parla un regista»
A Fahrenheit, la trasmissione di Radio3, è intervenuto Luigi Mascilli Migliorini, uno dei maggiori studiosi dell’età napoleonica e della Restaurazione in Europa, docente di Storia moderna all’Orientale di Napoli. Ha raccontato come al termine di una proiezione del film diverse persone gli abbiano chiesto se quella dello schiaffo e altre sequenze siano da ritenere credibili: difficile stabilirlo, specialmente quando si tratta di episodi della sfera privata, ma «tutti abbiamo diritto a costruirci il nostro Napoleone», ha concluso il professore, che ha detto anche: «Uno storico deve rimanere fuori dalla porta quando parla un regista».
Cosa può darci nel 2023 l’ennesimo ritratto soggettivo di Napoleone?
La domanda che dovremmo porci è piuttosto: cosa cerchiamo in un film come Napoleon? E ancora: cosa può darci nel 2023 un ritratto soggettivo di una figura storica che ha già avuto oltre mille rappresentazioni tra cinema e televisione? Forse dovremmo essere disposti ad accoglierne i limiti, a contenere le aspettative. Tra tanti film su questa figura amata e controversa non sarà quello di Scott a rimanere nella storia. Di certo non quella del cinema.