Christine Lee, la presunta spia cinese che ha denunciato l’MI5

Nel gennaio 2022 l’MI5 l’aveva classificata come spia della Cina. Per il servizio di intelligence interno del Regno Unito, l’avvocatessa Christine Lee, 59 anni, residente a Birmingham, sarebbe stata «coinvolta in attività di interferenza politica»  per conto del Partito Comunista cinese. A distanza di oltre un anno, la donna, che ha sempre negato ogni accusa, ha citato in giudizio l’agenzia britannica nel tentativo di riabilitare il proprio nome. I suoi avvocati hanno addirittura intrapreso un’azione legale contro l’MI5, chiedendo un risarcimento danni – che potrebbe essere milionario – per violazione dei diritti umani. «C’è stato un attacco pubblico alla sua reputazione senza alcun precedente accertamento di colpevolezza», ha dichiarato Tony Human, uno dei legali della presunta spia.

Christine lee la presunta spia cinese che accusa lìMI5
Lo studio di Christine Lee (Getty Images).

Lee nel mirino dell’MI5 per donazioni ai politici del partito laburista

Ma perché il controspionaggio britannico ha messo in guardia Westminster su Miss Lee? E chi è davvero questa signora improvvisamente balzata agli onori delle cronache internazionali? Christine Lee è arrivata in Gran Bretagna dalla Cina nel 1974, all’età di 11 anni. Ha fondato uno studio legale nel 1990, specializzandosi in immigrazione. È diventata consulente legale dell’ambasciata cinese nel 2008 e, in seguito, anche dell’Ufficio per gli affari cinesi d’oltremare a Pechino, che nel 2018 è entrato a far parte del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito, un organismo collegato al governo cinese. Lo scandalo è iniziato circa un anno fa, quando la speaker della Camera dei Comuni, Lindsay Hoyle, ha diffuso l’allerta dei servizi britannici su di lei. «Ha facilitato donazioni a parlamentari in servizio e aspiranti per conto di cittadini stranieri con sede a Hong Kong e in Cina», ha spiegato Hoyle sintetizzando l’avviso dell’MI5. Christine Lee è finita così nel tritacarne per essere stata finanziatrice del Labour.  Spulciando negli archivi dei giornali e dei siti istituzionali si trovano sue foto in compagnia di svariati politici di spicco, da Jeremy Corbyn a David Cameron. L’accusa che pende su Lee è pesante: presunta interferenza nella politica britannica. Lee avrebbe finanziato a lungo l’ufficio del deputato laburista Barry Gardiner, e influenzato quasi altri 500 deputati mediante il suo studio legale di Birmingham, che offre anche consulenza legale all’ambasciata cinese della City. L’avvocato dell’MI5, Rosemary Davidson, ha invece affermato che l’allerta per interferenza è stata emessa «per proteggere la democrazia parlamentare dalla minaccia rappresentata dall’interferenza politica straniera».

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L’allerta diramata dall’MI5.

L’assunzione del figlio di Lee nell’ufficio di Gardiner

Secondo i media britannici, a partire dal 2005 Lee avrebbe donato 675.586,88 sterline al Partito Laburista, principalmente attraverso l’ufficio di Gardiner. Altre fonti sottolineano il fatto che queste donazioni sarebbero proseguite, in maniera ancora più regolare, a partire dal settembre 2015, ovvero subito dopo la nomina di Brent North a ministro ombra per l’Energia. Ben 183 mila sterline furono impiegate per pagare gli stipendi dei due assistenti a Westminster dello stesso Gardiner, uno dei quali era Daniel Wilkes, figlio di Christine Lee. Wilkes non sarebbe stato a conoscenza dell’attività della madre e si è dimesso non appena è esploso il caso. Lee però non è mai stata arrestata e resta tuttora sotto inchiesta da parte dei servizi di sicurezza. Al momento si troverebbe ancora nel Regno Unito, dove continua a gestire il suo studio legale. I funzionari britannici hanno ipotizzato che l’avvocatessa fosse coinvolta in una “operazione di seeding”, ovvero nella coltivazione di contatti nella speranza che questi, presto o tardi, sarebbero saliti al potere. Per anni ha anche elargito fondi di ogni tipo per attività di ricerca e cause benefiche, spesso attraverso un’organizzazione no-profit da lei fondata con l’obiettivo di promuovere la cooperazione tra la Cina e il Regno Unito. La difesa ha chiesto un risarcimento all’MI5 sulla base del fatto che la donna non può più viaggiare in Cina, impegnarsi in politica né fare donazioni ai partiti politici britannici. Vuole inoltre che i servizi londinesi consegnino tutte le informazioni raccolte su di lei. E questo, in caso di successo, sarebbe un grande colpo per Pechino.

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