X, è fuga delle pubblicità: Elon Musk fa causa a Media Matters

«Media Matters è il male puro». Con queste parole sul suo profilo X, Elon Musk ha annunciato di aver fatto causa all’organizzazione non-profit americana per presunta diffamazione della piattaforma social. Il patron non ha digerito il recente rapporto in cui si sottolineava la presenza di contenuti antisemiti accanto alle pubblicità di grandi aziende. Una denuncia che, in breve tempo, ha generato un esodo delle inserzioni dal network, con l’addio prima di IBM e poi, tra gli altri, di Disney, Apple e Oracle. «Hanno consapevolmente e maliziosamente fabbricato l’articolo nella loro palese campagna diffamatoria», ha sottolineato Musk. Immediata la replica di Media Matters: «Non vediamo l’ora di vincere anche in tribunale».

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Elon Musk contro Media Matters dopo l’accusa di post antisemiti

Il 18 novembre, due giorni dopo la pubblicazione del rapporto, su X Musk aveva preannunciato l’arrivo di una «denuncia termonucleare contro Media Matters». Come promesso, ha deciso di portare in tribunale l’organizzazione, chiedendo un rimborso in denaro non ancora specificato e la rimozione immediata del rapporto sui contenuti filonazisti. L’accusa sostiene che si tratta di un’invenzione ad hoc ottenuta tramite le caratteristiche di specifici utenti per creare «una dannosa percezione di X e spingere così gli inserzionisti ad abbandonare». Secondo X, infatti, Media Matters avrebbe creato un profilo che seguiva solo 30 account tra hater e grandi aziende. Così facendo, avrebbe spinto l’algoritmo a credere che l’utente «volesse vedere i contenuti di odio e le pubblicità assieme».

Elon Musk porta Media Matters in tribunale per diffamazione. La Ceo Yaccarino: «Su X nessuno ha visto pubblicità accanto a post antisemiti».
Uno dei casi segnalati da Media Matters (Screenshot X).

«Media Matters ha creato un profilo segreto progettato con precisione per eludere le normali protezioni», si legge ancora nell’accusa. «Ha manipolato così il sistema, dando vita infine alle immagini che affiancherebbero contenuti antisemiti con le pubblicità delle aziende su X». Non solo, dato che la società avrebbe aggiornato in continuazione il feed fino alla manifestazione della schermata desiderata. «Hanno inscenato una truffa», ha scritto in un altro post Elon Musk, prima di difendere ancora una volta la sua immagine. «Centinaia di storie false mi hanno definito antisemita», ha proseguito il patron di Tesla e SpaceX. «Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. Voglio solo il meglio per l’umanità e spero in un futuro prospero per tutti». Non si è poi fatta attendere la replica di Media Matters attraverso le parole del presidente Angelo Carusone: «Siamo di fronte a una causa frivola che vuole costringere i critici a tacere».

L’intervento di Linda Yaccarino: «State con X, non fatevi manipolare»

Intanto l’esodo degli inserzionisti da X non accenna a fermarsi. Hanno infatti annunciato lo stop di tutte le pubblicità anche NBC Universal, Lionsgate e Warner Bros. Discovery, aggiungendosi così a Bravo, Sony e Paramount. Una vera e propria fuga su cui è intervenuta anche la Ceo della piattaforma di Musk, Linda Yaccarino. «Se mi conoscete, sapete che mi impegno per verità e giustizia», ha scritto sul proprio profilo. «Ecco la verità: nessun utente di X ha visto spot di IBM, Comcast o Oracle accanto a post antisemiti. Solo due ne hanno visualizzato uno di Apple, peraltro proveniente da Media Matters. I dati prevalgono sulla manipolazione. Non fatevi manipolare, restate con X».

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