Vannacci e la strana amnesia sulla Somalia dei primi Anni 90

Da ormai più di due settimane il generale Roberto Vannacci imperversa sui quotidiani e televisioni con il suo Il Mondo al contrario, un libro zeppo di luoghi comuni che catapultano l’Italia negli Anni 50. A destra non vedevano l’ora di trovare una polemica di questo tipo, dal momento che la premier Giorgia Meloni inizia a essere invisa all’elettorato duro e puro ex missino, soprattutto per le sue frequentazioni atlantiste: l’abbraccio agli Stati Uniti e all’Ucraina di Zelensky inizia a farsi sentire anche sui sondaggi.

Nel libro di Vannacci nessun cenno alle operazioni italiane in Somalia

Vannacci, oltre a sparare contro gli omosessuali, dice (e non dice) alcune cose sulla sua carriera militare. Parla un po’ di tutti, ma pare che si sia completamente dimenticato della Somalia di inizio Anni 90, una delle operazioni militari più ambigue per l’Italia, su cui si è scritto moltissimo e dove sono diverse le testimonianze (degli stessi militari italiani) di torture nei confronti di soldati somali. Ne ha fatto cenno lo scorso 17 agosto a In onda su La7 Ginevra Bompiani, ma la vicenda poi è caduta nel dimenticatoio.

Vannacci e la strana amnesia sulla Somalia dei primi Anni 90
Soldati italiani in Somalia (Getty Images).

Le denunce sull’uso dell’uranio impoverito nei Balcani

Nel libro Vannacci riporta di aver schivato proiettili e schioppettate, aggiungendo: «Nessuno di noi ha mai girato in abiti sgargianti a distribuire pagnotte e caramelle». C’è chi dice che con queste parole abbia voluto lanciare qualche messaggio ai vertici che lo avevano degradato negli anni passati, dopo averlo assegnato all’istituto Geografico Militare di Firenze. La punizione sarebbe stata dovuta alle accuse di Vannacci sull’uranio impoverito usato nei conflitti, questione che coinvolgerebbe l’attuale capo di Stato maggiore Giuseppe Cavo Dragone e persino l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla fine degli Anni 90 ministro della Difesa, quando infuriava la guerra nei Balcani. I giornali di destra hanno diverse volte tirato in ballo Mattarella in questi giorni, in particolare La Verità, accusandolo di aver mentito allora e di aver sminuito gli effetti dell’uranio impoverito sui nostri soldati. La polemica è vecchia. E le accuse vennero smentite quando a tirarle in ballo fu Beppe Grillo sul suo blog, in occasione della prima elezione di Mattarella al Quirinale. Del resto, già il 21 dicembre 2000, nel corso di un’audizione del ministro alla commissione Difesa della Camera «sulle conseguenze dell’impiego in Kosovo di munizioni all’uranio impoverito», Mattarella ricordava: «Sono in grado di comunicare alla Camera, tramite questa commissione, che è pervenuta oggi la risposta da parte dell’Alleanza atlantica: in tre tornate, rispettivamente il 5 agosto 1994, il 22 settembre 1994 e nel periodo fra il 29 agosto e il 14 settembre 1995, nelle operazioni effettuate dagli aerei A-10 sono stati utilizzati in attacchi alle forze serbo-bosniache circa 10.800 proiettili all’uranio impoverito, a tutela della zona di esclusione attorno a Sarajevo stabilita dall’Onu, in un raggio di 20 chilometri dalla città. […] In Kosovo si è fatto, come è noto, un uso consistente dei proiettili all’uranio impoverito. La Nato ha comunicato nel maggio 1999 di averne fatto uso. Nell’ottobre 1999 l’Onu ha fatto richiesta di conoscere i siti bombardati, che sono stati comunicati il 7 febbraio 2000». L’anno successivo, aveva poi spiegato di voler fare assoluta chiarezza sulla vicenda con l’istituzione di una nuova commissione.

Vannacci e la strana amnesia sulla Somalia dei primi Anni 90
Un pilota in partenza da Aviano (Getty Images).

Le testimonianze delle torture e degli abusi degli italiani

Le denunce di Vannacci sono meritorie anche se la correlazione tra l’esposizione all’uranio impoverito e i tumori sviluppati da molti soldati sul campo non è mai stata dimostrata scientificamente. È però strano che il generale non menzioni mai la Somalia (tra il 1992 e il 1994), una vicenda di guerra che invece ha testimonianze molto più forti. Vannacci era là. Eppure su questo non ha mai proferito parola. Basta ricordare le parole dell’ex parà Michele Patruno, finite negli Anni 90 in decine di interrogazioni parlamentari. Patruno aveva riferito che anche i soldati italiani, non solo i belgi, «torturarono sistematicamente molti ribelli catturati e di avere la documentazione fotografica che testimonia le sevizie inflitte alle persone che non volevano rivelare i rifugi di altri ricercati o i nascondigli delle armi». Nell’intervista rilasciata al quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 aprile 1997, raccontava: «Sono stato nei campi di Joar e di Balad con il 158° reggimento paracadutisti di stanza a Livorno. Ho visto gente torturata con scariche elettriche ai testicoli, lasciata al sole senza acqua o lanciata contro il filo spinato americano che è fatto tutto a piccole lame. Altri parà usavano farsi fotografare quando tenevano un piede sulla testa dei torturati. Trascorrevamo il tempo anche a schiacciare grosse tartarughe passandovi sopra con i camion. Il tutto fatto senza che mai un solo graduato intervenisse. In alcuni campi erano ben visibili stemmi e gagliardetti fascisti e all’alzabandiera molti, compresi alti ufficiali, facevano il saluto romano». Non solo, Patruno disse anche di aver partecipato alla distruzione di diversi villaggi somali: «Ho contribuito a distruggerne parecchi quando non ve n’era neppure bisogno, così come per l’abitazione a Mogadiscio di un uomo che aveva un proiettile calibro 7,62 e mi scongiurò di non nuocergli perché amava gli italiani e suo figlio era cadetto a Modena. Niente da fare, la casa la buttammo giù. Senza motivo, per pura cattiveria».

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