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Vannacci, Bandecchi e i nuovi mostri fumettistici che sguazzano nella cretinocrazia
Il “caso Vannacci”. Fenomenologia di un generale sconosciuto ai più che dall’oggi al domani è diventato un personaggio. Un fenomeno, appunto, con l’autopubblicazione su Amazon del libro Il mondo al contrario: una raccolta di “discorsi da osteria”, si sarebbe detto quando la politica era una cosa seria, che lo hanno catapultato sulla scena pubblica. Nel giro di pochi giorni il “generale tempesta”, a sua insaputa, è diventato capo di un nuovo partito, protagonista assoluto sui social e pronto per candidarsi alle elezioni europee 2024.
La dinamica di ascesa e caduta dei fenomeni da baraccone
La dinamica mediale è ben spiegata da un thread su Twitter (X) di @symdona, di qualche anno anno fa, ma sempre attuale:
1. Media individuano soggetto buffo/pittoresco perché fa audience; 2. Il soggetto inizia a essere conosciuto al pubblico televisivo; 3. Meme su uscita fuori dagli schemi/pagliacciata fatta in TV; 4. arriva internet; 5. Il soggetto inizia a vivere di popolarità propria. Arrivano altre interviste “Puzza sì, ma quanto è autentico? Parla alle periferie!”; 6. Il soggetto si convince che può fare politica; 7. Fonda un partito/movimento o ne scala uno; 8. Il soggetto viene eletto. Come preventivabile, è uno scappato di casa che rutta in farfallino; 9. Editoriali su quanto era elegante De Gasperi al mare; 9. Il soggetto mette a rischio uno o più dei capisaldi della medio borghesia italiana (dal cesto delle offerte: alleanza atlantica, tasse sul patrimonio, morale cristiana etc.); 10. “DOVE ANDREMO A FINIRE CON QUESTI BARBARI SIGNORA MIA?”; 11. Calo di popolarità. Attacchi 24/7; 12. Mario Draghi.
Ricordiamo nuovamente la regola aurea
1. Media individuano soggetto buffo/pittoresco perché fa audience
2. Il soggetto inizia a essere conosciuto e attira interesse di chi guarda la tv
3. Meme su uscita fuori dagli schemi/pagliacciata fatta in TV–>arriva internet— symdona (@symdona) April 9, 2021
Classe dirigente che brilla per strafottenza, cinismo e narcisismo
Ora non è escluso che il “caso Vannacci” così come è fulmineamente montato possa rapidamente sgonfiarsi. È certo però che esso, per quanto imprevisto, abbia cause strutturali e sia espressione dell’attuale e molto agitata vita sociale e politica. Il discorso è complesso, ma ridotto all’essenziale rimanda anzitutto alla società della “Dismisura”, descritta nell’omonimo saggio di Olivier Rey (Edizioni Controcorrente, 2018), che da un ventennio in forme leggere e da un decennio in modo pesante è il contenitore d’ogni genere di eccessi e scelleratezze. Psicopatici al potere del giornalista inglese Jon Ronson è l’altro testo di riferimento. Che già nel 2013 dichiarava ufficialmente morto il senso del limite, di contro all’ascesa di una classe dirigente e dominante (soprattutto politici, grandi imprenditori e manager) che come vediamo oggi brilla per comportamenti e dichiarazioni la cui cifra è strafottenza, cinismo e narcisismo inarrivabili.

Il dato che s’impone non è la riprovazione bensì l’ammirazione del pubblico
Tragica o comica che sia l’esternazione sui social del Flavio Briatore e della Daniela Santanchè di turno (sulla «Fiat che produce carrette» o sulle «vacanze alle quali hanno diritto tutti» (ma il lavoro un po’ meno), il dato che s’impone non è la riprovazione bensì l’ammirazione del pubblico. Anche perché l’autore a scusarsi, nel caso fosse opportuno, non ci pensa nemmeno. Fanno testo tre “imprese” di questi giorni. Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi che scatena la rissa in Consiglio comunale, ma poi dichiara in un’intervista al Tg1 che «lo rifarebbe» (e intanto è indagato); il cantante Morgan che insulta il pubblico ad Agrigento, ma viene difeso dal sottosegretario Vittorio Sgarbi; Rosalba Pippa, detta Arisa, che si offre nuda sui social in cerca di marito.

L’irrefrenabile voglia di essere e mostrarsi inguardabili, orribili
«Il vecchio mondo sta morendo e il nuovo fatica a emergere. Ora è il momento dei mostri». L’estrema attualità di questa annotazione di Antonio Gramsci non significa che l’attuale sommovimento sociale debba risolversi nel modo tragico che fra le due guerre nel secolo scorso vide l’ascesa dei sistemi autoritari in Europa. Resta però indubbio che i “mostri” sono sempre espressione di tempi turbolenti e che la “mostruosità” attuale di “fatti e persone” viene pubblicamente esibita. La tivù è stata la principale levatrice di vite “fuori onda” e di fenomeni da circo. I nuovi mostri, evocanti il celebre film di Dino Risi, è peraltro il titolo di una rubrica del tg satirico Striscia la notizia. Ma è il web e i canali social che hanno democratizzato la voglia di essere e mostrarsi inguardabili, orribili. In diritto di sghignazzare su tutto e tutti. Pure papa Francesco è diventato meme, soggetto di irridenti applicazioni di intelligenza artificiale.

Nemmeno più disastri e tragedie epocali ricompattano l’opinione pubblica
Naturalmente questa deriva etica ed estetica, come già detto, è espressione di un tempo inquieto e angosciato per un futuro nebuloso. Basta infatti un attimo per passare dalla proposta alla protesta, dalla possibilità di un accordo ragionevole al rifiuto di qualsiasi compromesso. Saltate le mediazioni siamo allo scontro quotidiano. Nemmeno più disastri e tragedie epocali (dal terremoto de L’Aquila alla recente alluvione in Romagna, passando per la pandemia di Covid-19) riescono a ricompattare l’opinione pubblica e a superare divisioni e polemiche feroci.
La “cretinocrazia” teorizzata dai due fondatori del Movimento 5 stelle
È questo il contesto in cui la politica e i politici si sono persi. E con loro sostenitori e militanti. Che sparite anche le sezioni, le associazioni d’area e gli strumenti di formazione politica (riviste teoriche e scuole di partito), si sono trasferiti quasi tutti sui social. Col risultato che non avendo più luoghi fisici e reali, dove darsi ritrovo e maturare idee e convinzioni attraverso il confronto dal vivo e fra persone, la maggioranza degli italiani ha cominciato a sdegnare la politica e a smettere di andare a votare. Mentre la minoranza che è rimasta si è riversata su Facebook e Twitter, plaudendo qualsiasi scempiaggine dei propri leader. I “mostri” di Bibbiano e di contro la sorpresa assoluta, soprattutto dei giornalisti, per un premier qual è stato Mario Draghi, che non ha mai fatto un tweet, sono le due facce di un identico smarrimento della politica. Precipitata nella “cretinocrazia” teorizzata dai due fondatori del Movimento 5 stelle, la ditta Casaleggio & Grillo, e caratterizzata da leaderismo e tribalismo. Ossia “partiti personali” e tifosi da Curva: pronti allo scontro e a imbracciare il meme, ma incapaci della minima critica al capo tribù che delira e posta spropositi.

“Fumettistico”, per ribadire il concetto che non è un fenomeno anomalo
Ciò a riprova dell’esistenza di una “simbiosi narcisistica”, più volte evocata durante la presidenza di Donald Trump, che lega un leader ai suoi seguaci «attratti magneticamente» e perciò incapaci di vedere il comportamento del leader come “fumettistico” (Narcissism can be contagious — and the repercussions extend beyond relationships) E qui, sul termine “fumettistico”, si può chiudere il discorso sul “caso Vannacci”: che per ribadire in concetto non è fenomeno anomalo. Perché se è un alieno lo è nella misura in cui «internet è una realtà aliena» come dichiarò David Bowie nel 1999 e come ricorda la storica dell’arte Valentina Tanni in Exit reality (Nero Edizioni), un saggio di prossima uscita che racconta come gli strumenti digitali e gli schermi che teniamo in tasca ci mettano in collegamento con una moltitudine di presenze strane. «Le stesse», scrive, «che negli ultimi 15 anni hanno plasmato le estetiche di internet, quell’insieme di sottoculture, narrazioni popolari, linguaggi visivi e sonori… grazie ai quali avvengono cose bizzarre, il tempo viene deformato e noi ci ritroviamo ad abitare un territorio che non è né di qua né di là… un mondo vagamente allucinato e un pianeta parallelo». È in questo spazio ibrido, cangiante, impermanente che all’improvviso è comparso il generale Roberto Vannacci.