Ustica, Giuliano Amato: «Non ho detto di avere la verità»

«La politica può fare ancora molto, se vuole, per chiarire la vicenda di Ustica e non è detto che sia necessariamente la politica italiana, potrebbe anche essere quella francese: se ho il dubbio che 40 anni fa da un mio aeroporto sia partito un aereo che, pur involontariamente, ha compiuto un disastro simile, non ho bisogno che me lo chieda l’Italia per intervenire. Al giovane presidente Macron, che aveva due anni all’epoca, mi rivolgo quindi da amico invitandolo a liberarci dalla questione Solenzara». Giuliano Amato ha risposto così alle domande dei giornalisti nella sede della stampa estera, riferendosi alla base militare francese in Corsica, da cui potrebbe essere decollato il caccia che lanciò il missile che colpì il Dc9 dell’Itavia sui cieli di Ustica la notte del 27 giugno 1980.

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«Sento che su Ustica c’è qualcosa di incompiuto»

Amato ha inoltre specificato: «Non ci sono secondi o terzi fini, vantaggi che avrei voluto per una parte politica o svantaggi per un’altra. A 85 anni comincio a ragionare avendo a mente qualcosa di diverso dai cronisti di politica: ho poco tempo davanti e sento che su Ustica c’è qualcosa di incompiuto». La speranza, ha spiegato, «è che chi ha guidato un aereo possa venir fuori dopo tutti questi anni perchè vuole lasciare il mondo senza avere un peso dentro di sè e dire ero io alla cloche di un aereo che quella notte era tra gli altri a ronzare attorno al Dc9».

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