Un altro partitino per Carlo Calenda, tra marketing politico e poco appeal

Dal Terzo polo al terzo nome cambiato per i suoi partiti, il passaggio è stato breve. Giusto il tempo di uno scorcio di legislatura per appurare l’impossibile coabitazione con Matteo Renzi. Carlo Calenda ha annunciato la contromossa al Centro progettato dall’ormai ex alleato. I toni sono quelli magniloquenti di sempre. Insomma, niente centri e centrini, ma una visione di ampio respiro, ha lasciato intendere Calenda in un’intervista al Corriere della Sera. Proprio gli stessi obiettivi che animavano Azione al momento della propria nascita, nel 2019, quando il mantra del leader era «non voglio creare un nuovo partitino».

Un altro partitino per Carlo Calenda, tra marketing politico e poco appeal
Carlo Calenda e Matteo Renzi insieme nel 2019 (Imagoeconomica).

A caccia di renziani delusi, come Elena Bonetti

L’idea di fondo resta lo stessa, costruire una casa per i liberal-democratici con il pragmatismo come linea guida. Ma il marketing politico impone una modifica nel simbolo da presentare agli elettori. Il brand di Azione è stato logorato dai mesi all’insegna del balletto “Terzo polo sì, Terzo polo no” e ora si cerca nuova linfa, magari intercettando qualche renziano deluso dal suo leader. Un nome su tutti è quello dell’ex ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti (espressamente menzionata nell’intervista al Corriere) in disaccordo con lo spostamento a destra dell’ex Rottamatore.

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Matteo Renzi con Elena Bonetti (Imagoeconomica).

Sognando il doppio colpo Rosato-Marattin

Alla riapertura del parlamento i gruppi di Italia viva e Azione provvederanno allo scioglimento, trascinando con loro il destino dei due partiti, e ufficializzando l’inizio di una reciproca concorrenza. Un cambio di passo che aprirà la stagione della caccia a ogni singolo deputato o senatore utile a rinforzare i numeri in parlamento. Oltre a Bonetti, l’obiettivo degli “azionisti” sarebbe quello di portare nel nuovo contenitore pure Ettore Rosato, ex vicepresidente della Camera con i galloni di iper renziano, che negli ultimi mesi è stato più volte accostato a Forza Italia, e Luigi Marattin, l’uomo dell’economia di Renzi, che ha garantito di non voler lasciare Italia viva. Ma che comunque è in difficoltà nel nuovo posizionamento, alquanto destrorso, renziano. Sarebbe un doppio colpo eccezionale. Sul piatto è pronta la proposta di un ruolo da capogruppo a Montecitorio, chiedendo il sacrificio a Matteo Richetti. Calenda strizza l’occhio pure agli insofferenti dem verso la linea della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, e che non vedono nell’ex presidente del Consiglio un interlocutore affidabile. Prima di far partire il corteggiamento, però, bisogna presentare un partito credibile.

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Luigi Marattin (a sinistra) ed Ettore Rosato (Imagoeconomica).

A ottobre via al processo costituente

Fin qui le ipotesi, le intenzioni. Per il presente c’è il lancio «a inizio ottobre di un processo costituente, per riunire riformisti, liberali e popolari», secondo le parole di Calenda, che ha così liquidato la breve storia di Azione, fondata nel 2019, sulle basi del movimento Siamo europei creato invece prima delle Europee 2019 per siglare un accordo in grande stile con il Pd allora guidato da Nicola Zingaretti. L’obiettivo? «Un grande Fronte Repubblicano che si ispiri ai valori della Costituzione», garantisce l’ex candidato sindaco di Roma. A settembre, dunque, si aprirà il grande cantiere calendiano. Con quali esiti, si vedrà.

Cateno De Luca: «Non basta cambiare nome»

Di sicuro il coup de théâtre non ha creato grandi entusiasmi nei possibili interlocutori, compreso il fondatore di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, che conta su un prezioso granaio di voti in Sicilia. «Non basta cambiare il nome per rendere innovativo un progetto: la gente vuole proposte concrete», ha osservato “Scateno”, come viene bonariamente chiamato per i suoi modi quantomeno spicci. Così l’ex sindaco di Messina e attuale primo cittadino di Taormina ha pungolato i due galli nel pollaio liberaldemocratico: «Renzi e Calenda dovrebbero smetterla di rincorrersi sui giornali e rubarsi a vicenda parlamentari».

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Cateno De Luca (Imagoeconomica).

Fredda reazione da parte di Magi e tutta +Europa

Reazione «fredda», secondo quanto apprende Lettera43, è arrivata poi da +Europa. Il segretario e deputato Riccardo Magi aveva già spiegato che non vuole chiudere «la porta a nessuno, purché sia chiaro che sui diritti, le libertà individuali ed economiche non transigiamo». Un “no” implicito al moderatismo da destra dorotea di Renzi, che vuole portare con sé profili come Letizia Moratti, ma anche un paletto ben fissato per Calenda visto ancora con diffidenza dopo la traumatica rottura alle elezioni politiche del settembre 2022. Dunque, +Europa lascia lo spazio per un’alleanza alle Europee 2024, nella consapevolezza che non si potranno presentare tre diverse liste – il Centro di Renzi, il Fronte di Calenda, e gli europeisti di Bonino e Magi – per un unico spazio politico, quello liberaldemocratico. Ma all’interno di +Europa è salda l’intenzione di ribadire un perentorio “no” a qualsiasi nuovo Fronte Repubblicano, che è stato lanciato con un’intervista. Più simile a un’operazione di annessione che di apertura all’esterno di Calenda. Un’Azione bis che rischia l’inazione.

Un altro partitino per Carlo Calenda, tra marketing politico e poco appeal
Riccardo Magi di +Europa (Imagoeconomica).
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