Ucraina, come gli oligarchi russi stanno sostenendo l’esercito di Mosca

Quella contro l’Ucraina non è solo la guerra di Vladimir Putin, ma anche di tanti oligarchi che stanno sostenendo l’invasione. Secondo un’inchiesta di Proekt, almeno 81 dei 200 più ricchi uomini d’affari russi sono coinvolti nella fornitura del complesso militare-industriale, dell’esercito e della Guardia Nazionale di Mosca. I giornalisti si sono basati sull’elenco dei paperoni della Federazione stilata da Forbes e hanno analizzato i contratti siglati con il governo russo a partire dal 2014, anno di inizio della guerra nel Donbass: degli 81 coinvolti a vario titolo nella produzione di armi, si legge nel dossier, 80 sono stati sanzionati. Quasi tutti. Ma di questi solo 14 sono soggetti a restrizioni da parte Paesi della coalizione filo-ucraina (Usa, Regno Unito, Stati Ue, Giappone), mentre solo 34 esclusivamente dall’Ucraina. L’importo totale dei contratti che le società di questi magnati hanno stipulato con l’industria della difesa di Mosca durante il conflitto russo-ucraino (2014-2023) è enorme: almeno 220 miliardi di rubli, ovvero 2,5 miliardi di euro.

Gli oligarchi che hanno contribuito alla strage di civili di Bucha, occupata dai russi per 35 giorni

Proekt porta come esempi tre distinti episodi della guerra in Ucraina. Innanzitutto il massacro di Bucha, città presa dai russi il 25 febbraio 2022 e abbandonata poi il primo aprile: durante i 35 giorni di occupazione sono stati commessi numerosi crimini di guerra, tra cui esecuzioni di civili in via Yablonska ed esecuzioni extragiudiziali di cittadini sospettati di avere legami con l’esercito di Kyiv. Il 5 marzo 2022, Iryna Filykina fu uccisa da un colpo sparato da un carro armato, mentre si stava spostando in bicicletta nella città occupata. La sua morte fu documentata da un drone ucraino. A colpire la donna fu un BMD-2, mentre altri residenti di Bucha furono uccisi da carri armati BMD-4M, prodotti da Konstruktorskoe Buro Priborostroeniya che fa parte della holding Rostec. Il corpo di quest’ultimo tank, più moderno, è realizzato con un’armatura in alluminio sviluppata da NII Stali, di cui Vladimir Yevtushenkov detiene un quarto delle quote. Parti del mezzo corazzato sono prodotte dalla VSMPO-Avisma Corporation di Mikhail Shelkov, altre in tungsteno dalla Polema di Evgeny Zubitsky. I tubi d’acciaio sono invece fabbricati da un’azienda appartenente ad Andrey Komarov. I missili anticarro Kornet, di cui è dotato il BDM-4M, sono forniti dalla Tula di Igor Kesaev. Il software per l’automazione della produzione di è invece realizzato dalla Lanit di Philip Gens.

Come gli oligarchi più ricchi di Russia stanno sostenendo la guerra in Ucraina voluta dal presidente Vladimir Putin.
La distruzione di Bucha, occupata dall’esercito russo per 35 giorni (Getty Images).

I missili Arkan di cui è munito il carro armato vengono realizzati grazie al contributo di Viktor Vekselberg e Oleg Deripaska per le polveri di alluminio, di Dmitry Mazepin per ammoniaca, nitrato di ammonio e acido nitrico, di Leonid Mikhelson e Gennady Timchenko che hanno fornito alla fabbrica altri composti chimici. Sempre a Bucha si sono resi protagonisti di crimini di guerra i militari del 234esimo reggimento d’assalto aviotrasportato, i quali hanno utilizzato mitragliatrici Pecheneg e fucili d’assalto Kalashnikov. Per queste armi Mosca può “ringraziare” – in varia misura – Iskandar Makhmudov, Andrey Bokarev, Alexei Mordashov, Dmitry Pumpyansky e Igor Rotenberg.

Come gli oligarchi più ricchi di Russia stanno sostenendo la guerra in Ucraina voluta dal presidente Vladimir Putin.
Un palazzo sventrato nel cuore di Vinnitsa (Getty Images).

Almeno sette le aziende coinvolte nella produzione di missili Kalibr, lanciati su Vinnitsa

Il secondo episodio della guerra analizzato da Proekt è il bombardamento di Vinnitsa del 14 luglio 2022: quel giorno tre missili Kalibr, lanciati (a seconda delle versioni) da un sottomarino o da una fregata nel Mar Nero, fecero 27 vittime. I giornalisti stimano che almeno sette aziende di proprietà di miliardari nella lista di Forbes siano coinvolte nella creazione dei razzi. Tra questi ci sono lo stabilimento metallurgico Kamensk-Uralsky di Vekselberg, la Magnitogorsk di Viktor Rashnikov e (per i software) Kaspersky Lab, di proprietà di Evgeny Kaspersky.

Come gli oligarchi più ricchi di Russia stanno sostenendo la guerra in Ucraina voluta dal presidente Vladimir Putin.
Il teatro di Mariupol dopo il bombardamento russo (Getty Images).

La distruzione del teatro di Mariupol: i magnati dietro alle bombe FAB-500 e ai caccia Sukhoi

Il terzo episodio analizzato da Proekt è il bombardamento del teatro di Mariupol, avvenuto il 16 marzo 2022. Quel giorno furono sganciate due bombe FAB-500, che distrussero l’edificio facendo un numero di vittime tutt’ora imprecisato. Alla fabbricazione degli esplosivi hanno contribuito l’Uralkhim di Mazepin e il gigante petrolchimico Sibur, riconducibile a Timchenko, Kirill Shamalov (ex genero di Vladimir Putin) e Mikhelson, così come ad Airat e Radik Shaimievs, Rustem Sulteev e Albert Shigabutdinov, tutti membri dell’élite del Tatarstan. Che hanno contribuito massicciamente alla fornitura di cherosene utilizzato dai caccia Sukhoi, nelle missioni di bombardamento tattico: alla loro produzione, sottolinea Proekt, partecipa buona parte degli oligarchi già citati. La testata FAB-500, progettata in epoca sovietica, viene realizzata nello stabilimento di Sverdlov, a cui fornisce grandi volumi di gas naturale la Novatek: oltre a Mikhelson e Timchenko, i suoi principali azionisti sono Leonid Simanovsky e Farkhad Akhmedov. Coinvolto poi di nuovo Deripaska, per la polvere di alluminio. A marzo del 2022 era stato uno dei primi a schierarsi contro la guerra, con un occhio al portafogli però: «Stiamo perdendo tutte le conquiste economiche degli Anni 90 e Duemila. E ora siamo seduti ad aspettare la vittoria», aveva detto.

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