Ucciso a Sirolo con una fiocina: l’ipotesi è omicidio volontario aggravato

Omicidio volontario aggravato dai futili motivi è l’ipotesi di reato a carico di Melloul Fatah, operaio 27enne algerino, in stato di fermo per la morte di Klajdi Bitri, un 23enne albanese, anche lui operaio, trafitto domenica 27 agosto da un colpo di fiocina durante una lite per motivi di viabilità a Sirolo. Dall’alba di lunedì Melloul Fatah si trova nel carcere di Montacuto ad Anona: la scorsa notte, sentito dai carabinieri nella caserma di Osimo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Al momento resta estranea alle indagini la fidanzata del 27enne, che era con lui a bordo di un’automobile Opel di colore scuro, durante il diverbio finito in tragedia e poi, dopo circa 4 ore, nel momento in cui l’uomo è stato immobilizzato dai carabinieri a Falconara Marittima. Intanto a Sirolo qualcuno ha portato dei fiori nei pressi della rotatoria dove è avvenuto l’omicidio: ci sono un mazzo confezionato, un lumino, ma anche fiori sparsi, colti in qualche giardino, e un piccolo cartello: «Non si può morire così!».

La rissa in strada, l’intervento della vittima e l’omicidio

I fatti risalgono al pomeriggio di domenica 27 agosto: tutto è avvenuto in via Cilea a Sirolo, una strada sempre piuttosto trafficata e piena di turisti e bagnanti diretti verso il mare. In base alle ricostruzioni sembra che la vittima sia stata uccisa per aver difeso un amico picchiato da un automobilista per futili motivi. In un primo momento si è parlato di un litigio scoppiato a causa di una mancata precedenza, ma in realtà sembra che i due uomini si siano scontrati per l’eccessiva lentezza della macchina dove si trovava uno di loro (guidata da una donna). Infastidito dalla guida del veicolo davanti a lui, il presunto assassino sarebbe dunque sceso dalla sua auto e avrebbe cominciato a picchiare l’uomo a bordo dell’altro mezzo. Alla scena ha assistito Bitri che ha provato a sedare la lite. L’aggressore è dunque tornato alla sua auto, prendendo dal bagagliaio un fucile da pesca che ha puntato contro il 23enne colpendolo in pieno petto e uccidendolo sul colpo. Subito dopo, si è dileguato, mentre sul posto accorrevano 118 e carabinieri. La caccia all’uomo non è durata molto: grazie alle telecamere di videosorveglianza e alle testimonianze dei presenti, i carabinieri sono riusciti nel giro di qualche ora a identificare e ad arrestare l’aggressore.

Parla la testimone: «Il killer sceso dall’auto come una furia»

«Se l’è presa perché guidavo lenta, non conoscevo la strada», ha raccontato al Corriere Adriatico la donna alla guida di una delle due auto coinvolte. «È sceso dall’auto ed ha iniziato a litigare con mio marito. Poi l’ha picchiato con calci e pugni. Era una furia. In sua difesa sono intervenuti tre nostri amici. Quando se li è visti davanti, il killer ha aperto il portabagagli, ha preso la fiocina e ha sparato a Klajdi. In mezzo al petto. È morto subito».

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