Tour de France 2023, Pogacar contro Vingegaard e altri duelli storici

Il Campionissimo e il Gigante delle montagne, su tutti. Ma anche il Divo e l’Eterno secondo. Poi il Cannibale e Nuvola Rossa, lo Sceriffo il Giaguaro. Sono i protagonisti che hanno anticipato il capitolo del Piccolo Principe e del Re Pescatore, i due fenomeni che danno al ciclismo contemporaneo, sport evolutissimo tecnologicamente, un’aura di leggenda. Perché nonostante l’innovazione, le due ruote e le storiche gare a tappe non possono prescindere dai miti fondativi, come i grandi dualismi e le rivalità che appassionano i tifosi, ieri come oggi.  Accadrà anche al Tour de France 2023. Un piacere per gli occhi poter osservare la sfida, chilometro dopo chilometro, tra due talenti che da sabato primo luglio e per tre settimane animeranno la Grande Boucle.

Gli eterni rivali: Coppi-Bartali, Anquetil-Poulidor, Gimondi-Mercks, Moser-Saronni 

L’almanacco degli eterni rivali è lungo ed è scontato il rischio di far torto a qualcuno, anzi sicuramente lo si farà a tanti (e siano accettate le scuse preventive). Così per cavarci dall’impaccio in prima fila ci sono il Campionissimo Fausto Coppi e il Gigante delle montagne, Ginettaccio Bartali, paradigma inarrivabile della rivalità mediatica, del ciclismo che divide come nemmeno il calcio riuscirebbe a fare. È soprattutto per questo motivo che il celebre passaggio di borraccia tra i due ha segnato la storia del ciclismo e dello sport. Avversari, fino all’ultima pedalata, sì. Ma senza perdere il rispetto nel momento della fatica, della scalata alle vette indomabili. Gli anni del Dopoguerra si sono nutriti dell’epopea Coppi-Bartali, due eroi che hanno conferito al ciclismo l’aura dell’epica.

Tour de France 2023, Pogacar contro Vingegaard e altri duelli storici
Fausto Coppi e Gino Bartali al Col du Galibier, per il Tour del 1952 (Getty Images).

Le coppie rivali non sono solo un piatto tipico italiano, ne sanno qualcosa i cugini d’Oltralpe, che negli Anni 60 si sono appassionati alle gesta sportive del Divo Jacques Anquetil e dell’Eterno secondo, Raymond Poulidor. Due stili opposti: una forza della natura e di stile il primo, un monumento di tenacia e tempra il secondo, capace seppur con le sue sconfitte di scrivere il proprio nome nella storia del pedale. Quasi nessuno ricorda la sua vittoria alla Milano-Sanremo del 1961 o alla Vuelta d’España del 1964, ma sono scolpiti nella memoria i secondi posti conquistati dietro l’avversario di sempre. L’edizione del Tour de France 2023 rende peraltro una sorta di omaggio al Divo e al suo Eterno secondo con l’arrivo a Puy de Dome, cornice nel 1964 di un duello epico tra Anquetil e Poulidor.

Tour de France 2023, Pogacar contro Vingegaard e altri duelli storici
Jacques Anquetil e Raymond Poulidor al Tour del 1964 (Getty Images).

Le rivalità sono spesso sbilanciate, non solo quella di Poulidor con Anquetil: lo sapeva bene Felice Gimondi, che Gianni Brera ribattezzò Nuvola Rossa riprendendo proprio il nome del capo indiano che lottò contro i coloni americani. Più semplicemente il ciclista bergamasco dovette affrontare la supremazia, la prepotenza sportiva, del Cannibale Eddy Merckx, che non ha bisogno di presentazioni. Basta l’etichetta che lo ha accompagnato per tutta la carriera e ricordare che si tratta del campione più vincente di tutti i tempi.

Tour de France 2023, Pogacar contro Vingegaard e altri duelli storici
Eddy Merckx Ee Felice Gimondi (Getty Images).

Tornando in Italia, la rivalità tra lo Sceriffo Francesco Moser e il Giaguaro Giuseppe Saronni non è finita nemmeno quando hanno terminato due carriere che negli Anni 80 hanno infiammato gli appassionati, soprattutto lungo le strade del Giro d’Italia. I due ancora si stanno sinceramente antipatici e non si rivolgono la parola nemmeno quando si incrociano per qualche evento. Lo hanno detto e ripetuto in varie interviste.

Pogacar e Vigegaard: il predestinato e il lottatore

Ai giorni nostri la rivalità è segno dei tempi, e risponde a logiche più internazionali. Il Piccolo principe, Tadej Pogacar da Komenda (Slovenia), e il Re Pescatore, Jonas Vingegaard da Hillerslev (Danimarca) saranno le attrazioni principali del Tour de France 2023. Si contenderanno la maglia gialla da mostrare nell’ultima tappa, la passerella a Parigi nello scenario dei Campi Elisi. I due sembrano usciti da un romanzo: Pogacar è una sorta di predestinato, un Piccolo Principe appunto, mentre Vingegaard ha un passato da lavoratore al mercato del pesce. Il viaggio di tre settimane lungo la Francia, con la partenza dai Paesi Baschi, vivrà intorno al loro talento e alla loro rivalità. Anche se molti, alle loro spalle, ambiscono a scompaginare la diarchia, a smentire i pronostici. Chi sono? Lo scricciolo australiano (vincitore del Giro d’Italia 2022), Jai Hindley, l’enigmatico spagnolo Enric Mas, la (eterna) promessa francese, David Gaudu, i frizzanti fratelli britannici, Simon e Adam Yates, il regolare ecuadoriano Richard Carapaz e il navigato basco Mikel Landa. E poi ci sono le giovani leve, possibili sorprese, i potenziali principi e re: il danese (un altro) Mattias Skjelmose Jensen, lo spagnolo Carlos Rodriguez, lo statunitense Matteo Jorgenson. A loro è riservato il ruolo di comprimari con l’ambizione di arrivare al gradino più basso del podio. E poi chissà, la strada è sempre un giudice imprevedibile. La stessa strada che racconterà un altro mitico dualismo che potrebbe addirittura raddoppiare: lontano dalla ribalta della classifica generale incroceranno sprint e scatti, l’olandese Mathieu van der Poel e il belga Wout Van Aert. Per un’edizione del Tour de France che nonostante l’evoluzione tecnologica pianta le sue radici alla base del ciclismo. Quelle delle leggende che rivivono, ogni giorno in ogni tappa. Nel ricordo di Gino Mader.

Tour de France 2023, Pogacar contro Vingegaard e altri duelli storici
Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar al Tour 2022 (Getty Images).
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