TikTok multata per 345 milioni di euro per violazione della privacy dei minori

TikTok dovrà pagare una multa di 345 milioni di euro per aver violato le norme sulla tutela dei dati personali (GDPR), in particolar modo dei minorenni. La Commissione per la protezione dei dati (DPC, Data protection commission) irlandese, Paese dove la piattaforma di ByteDance ha la sua sede europea, ha sottolineato come gli utenti di età compresa tra 13 e 17 anni siano stati guidati nel processo di registrazione in modo tale che i loro account fossero impostati come pubblici. Chiunque poteva dunque vederne i contenuti e commentarli. Si è inoltre scoperto che lo schema di “abbinamento familiare” che dà a un adulto il controllo sulle impostazioni dell’account di un minore non controlla se l’adulto in questione sia un genitore o un tutore. Il DPC ha stabilito che TikTok, i cui utenti non possono avere un’età inferiore a 13 anni, non ha tenuto adeguatamente conto del rischi per i minorenni che hanno accesso alla piattaforma. Anche le funzionalità Duet e Stitch, che consentono agli utenti di combinare i propri contenuti con altri TikToker, sono state abilitate con impostazione predefinita.

Le precedenti sanzioni

Non è la prima sanzione per TikTok. Lo scorso aprile il social era stato multato per 14,6 milioni di euro dall’autorità di regolamentazione del Regno Unito per aver elaborato illegalmente i dati di 1,4 milioni di bambini sotto i 13 anni che utilizzavano la piattaforma senza il consenso dei genitori. Ancora prima, nel 2021, era stato multato dal garante olandese per 750 mila euro.

La difesa della piattaforma: «Criticità risolte prima dell’indagine»

Dal canto suo TikTok ha risposto di aver risolto le criticità sollevati dall’indagine che risale al 2020. Ora, assicura la piattaforma, gli account già esistenti e nuovi dei ragazzi dai 13 ai 17 anni sono impostati in modo predefinito come privati. «Siamo rispettosamente in disaccordo con la decisione, in particolare con l’entità della multa inflitta», ha dichiarato il social. «Le critiche del DPC si concentrano su funzionalità e impostazioni che erano in vigore tre anni fa  e abbiamo apportato modifiche ben prima ancora che iniziassero le indagini».

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