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Testamento di Berlusconi, i dubbi della grafologa: «Differenze di grafia e anomalie»
A distanza di quasi un mese dalla sua scomparsa e di pochi giorni dall’apertura del testamento, c’è chi fa emergere dubbi sulla validità del documento in cui erano trascritte le volontà di Silvio Berlusconi. La grafologa forense Patrizia Giachin, intervistata da Il Giorno, è certa che ci siano «evidenti differenze nella grafia, segni e anomalie». Si riferisce all’ultima versione del testamento del Cavaliere, quella che nel 2022 è stata consegnata da Marta Fascina, ultima compagna del fondatore di Forza Italia, al notaio Arrigo Roveda. L’esperta, consulente del tribunale di Modena, è sicura: «Il documento del 2022 è pieno di elementi che andrebbero approfonditi».
La grafologa: «Nel 2022 una firma diversa»
Nell’articolo, Patrizia Giachin sottolinea come le differenze maggiori, «le più evidenti», riguardano «le parole dalle, Berlusconi, per, quello e papà: dove compaiono tratti d’avvio e segni aggiuntivi che meriterebbero ulteriori e più approfonditi esami grafologici, magari analizzando gli originali». La grafologa definisce alcuni di questi «anomali», che denotano un’indecisione «assolutamente non presente nella grafia degli altri due testamenti». Tra i dubbi principali, poi, c’è quello legato alla firma. Nei due testamenti precedenti, datati 2006 e 2020, «è ampia, molto più grande del resto del testo, con la S e la B molto larghe e marcate». Ma nel documento di due anni dopo «si contrae in una sorta di sigla con solo una S seguita da una B e alcuni segni molto ristretti. La personalità che emerge da questa firma contrasta nettamente con quella che emerge dagli altri due testamenti».
Gli altri elementi: «La parola milioni scritta in tre modi diversi»
Non è finita perché Patrizia Giachin evidenzia anche altri dettagli diversi. La grafologa spiega che «la parola milioni risulta scritta in tre diversi modi nel giro di sole tre righe» con una «netta differenza di dimensione e posizione di quella al punto 2, in riferimento alla donazione destinata a Marta Fascina». E c’è perfino il nome del secondogenito, Pier Silvio, scritto tutto unito e con due esse: «Un elemento molto insolito perché un padre difficilmente sbaglia il nome del proprio figlio, soprattutto in un testamento».