Terremoto in Marocco, cosa sono le luci telluriche apparse in cielo

L’8 settembre scorso in Marocco, poco prima che un violento terremoto devastasse il Paese, nei cieli di varie città sono comparsi dei misteriosi e improvvisi bagliori. Potrebbe trattarsi, come documentato da decine di video sui social, di quelle che gli scienziati definiscono luci telluriche, ossia un fenomeno ottico che può verificarsi nelle aree ad elevato stress tettonico. Sebbene se ne abbia notizia da secoli, non è ancora stata elaborata una teoria comune che ne definisca con certezza origine e composizione. «Per vederle occorrono l’oscurità e altri fattori favorevoli», ha spiegato alla Cnn John Derr, ex geofisico dell’Us Geological Survey in pensione. Data l’imprevedibilità dei sismi, studiarle è molto difficile: impossibile infatti preparare per tempo tutta la strumentazione necessaria per una ricerca approfondita sul luogo di interesse.

Luci telluriche, forma e posizione dei bagliori poco prima di un terremoto

Oltre ai video girati in Marocco, in Rete è possibile trovare numerose testimonianze delle luci telluriche in tutto il mondo. Si intravedono per esempio durante il sisma di Pisco, in Perù, del 2007 e in quello cinese di Sichuan dell’anno successivo. Comparando i due filmati si nota però come i bagliori assumano delle forme differenti in entrambi i casi. Il dottor Derr ha provato a descriverli in uno studio del 2019 sull’Enciclopedia della geofisica della terra solida. A volte, le luci telluriche possono presentarsi come normali fulmini oppure come una lunga fascia luminosa nell’atmosfera, ricordando l’aurora boreale. In altri casi, come per il sisma in Cina del 2008, appaiono sotto forma di nubi luminose che fluttuano in cielo. Possono infine assumere la sembianza di piccole o grandi fiamme che si sprigionano dalla crosta terrestre.

Già nel 2014, Derr e alcuni suoi colleghi avevano analizzato 65 terremoti fra Stati Uniti ed Europa associati a rapporti affidabili di luci telluriche dal XVII secolo fino ai giorni nostri. Si è scoperto, come dimostra il report disponibile su Seismological Research Letters, che l’80 per cento dei bagliori si è verificato in un terremoto superiore ai cinque gradi di magnitudo. Molto spesso il fenomeno è avvenuto poco prima delle scosse ed è stato visibile fino a 600 chilometri di distanza dall’epicentro. Si è notato che, sebbene i sismi più violenti si verifichino per l’incontro di due placche tettoniche, le luci telluriche hanno luogo spesso in quelli registrati al loro interno. Spesso, infine, si presentano laddove anticamente la crosta terrestre si è lacerata, creando una regione piana tra due blocchi di terra più alti.

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Dal campo elettrico al magnetismo, le probabili origini del fenomeno

Quanto all’origine delle luci telluriche, gli scienziati hanno avanzato varie teorie. Alcuni ritengono derivino dalla perturbazione del campo magnetico terrestre indotta dalle scosse. Altri, come il fisico della San José State University e della Nasa Friedemann Freud, dall’effetto piezoelettrico. Si tratta di quel fenomeno per cui le rocce contenenti cristalli di quarzo, se deformate in un certo modo, possono produrre un forte campo elettrico. «È come se si accendesse una batteria», ha spiegato l’esperto in un articolo per The Conversation. «Il terremoto facilita il rilascio delle cariche, che si combinano in uno stato simile al plasma e possono così viaggiare a velocità elevate, divampando in superficie fino a formare scariche elettriche nell’aria». Un’altra ipotesi, meno suggestiva, ritiene che le luci telluriche siano di origine artificiale, prodotte dalla nostra rete durante le scosse. Infine, c’è chi pensa si tratti di una mera coincidenza.

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