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Tassa sugli extraprofitti, scontro Fazzolari-Tajani nella maggioranza
Non si placano le polemiche attorno alla tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito. Un provvedimento che ha lasciato una ferita profonda all’interno della maggioranza, soprattutto sulla sponda di Forza Italia. La premier Giorgia Meloni non aveva avuto alcuna esitazione a spiegare come la scelta fosse figlia di una sua precisa volontà e la mancata comunicazione agli alleati di governo non era stata una casualità. Anzi. L’ultimo capitolo del dibattito pubblico interno alla maggioranza di governo risale al 15 agosto, giorno di Ferragosto. Il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’attuazione del programma di governo Giovanbattista Fazzolari ha commentato così: «Chi si scandalizza dovrebbe fare un ripasso di liberalismo. Nel settore bancario non vige il libero mercato. È un settore con forti rigidità, nel quale opera un numero limitato di soggetti. Di fronte a evidenti storture, l’intervento del Governo è finalizzato esattamente alla tutela del mercato».

Tajani: «Il provvedimento va modificato in Aula»
Il vicepremier e numero uno di Forza Italia Antonio Tajani non ci sta. Il blitz estivo in consiglio dei ministri ha fatto infuriare la governance azzurra, al punto che non è stato metabolizzato un intervento che lede in maniera diretta anche alcune delle aziende della famiglia Berlusconi (Banca Mediolanum), ancora oggi prima finanziatrice del soggetto politico. Tajani ha risposto a Fazzolari: «Noi siamo liberali, un’economia statalista non è la nostra. Troppo Stato in economia non è un bene. Il provvedimento va modificato in Aula. Come? Escludendo le piccole banche dalla tassa. Sono le più vicine ai risparmiatori e finirebbero per pagare in proporzione più dei colossi stranieri. Pensare poi a un sistema di deducibilità. E infine avere un confronto con i rappresentanti delle banche».