Strage di Bologna, il ministro Piantedosi aggiusta il tiro: «Matrice neofascista»

Prosegue l’acceso dibattito attorno alle commemorazioni per il quarantennale della strage di Bologna. Dopo l’intervista che Matteo Piantedosi aveva rilasciato al Quotidiano Nazionale, lo stesso numero uno del Viminale è tornato sul tema, questa volta dalle colonne del Corriere della sera. L’obiettivo era riparatorio: ribadire la matrice fascista della strage, senza lasciarsi andare ad ambiguità sul tema. Le stesse che erano state rimproverate alla premier Giorgia Meloni. E che poi erano esplose dopo le parole dell’ex terrorista nero e parlamentare Marcello De Angelis. Piantedosi ha spiegato di aver più volte detto pubblicamente che «la matrice accertata è quella riferita esclusivamente alla verità giudiziaria, che ci ha consegnato una responsabilità incontrovertibile di personaggi militanti nel terrorismo neofascista di quegli anni». E poi ha aggiunto: «Ho fatto chiaramente riferimento alla verità giudiziaria. Ogni strumentale polemica su questo argomento è opera di chi pretende di avere l’esclusiva dell’indignazione rispetto a una delle pagine più dolorose e vergognose della nostra storia. Ognuno di noi ha una storia pluridecennale che parla da sé»

«Al Viminale abbiamo desecretato decine di migliaia di documenti riservati»

Nel corso dell’intervista, Piantedosi ha commentato anche le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in occasione del memoriale era intervenuto per dire che la verità si deve ancora cercare. «Ci sono dei processi in corso con l’obiettivo di completare il quadro dei depistaggi, delle complicità e di eventuali mandanti», ha commentato Piantedosi. Che poi ha continuato: «Ogni ulteriore operazione tendente a eliminare ogni residua zona d’ombra è utile e opportuna. Per quanto di nostra competenza, al Viminale abbiamo desecretato decine di migliaia di documenti riservati, tutto il materiale relativo agli anni del terrorismo. Ogni sforzo possibile per giungere alla definizione completa del mosaico deve essere intrapreso. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari». E sull’ipotesi di trasmissione di dati: «Un’attività di dossieraggio finalizzata al condizionamento della vita politica, se confermata, sarebbe un’inaccettabile attività di destabilizzazione. Un’azione molto grave, tanto più se portata avanti da servitori infedeli dello Stato. Su questo, è auspicabile soprattutto l’unità e la compattezza da parte di tutte le forze politiche e sociali»

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