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Stop all’accordo sul grano, l’allarme di Assoutenti: rincari in vista per pasta e pane
«Lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60 mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60 per cento per gli effetti del clima, rischiano di scatenare uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie». Lo ha dichiarato Furio Truzzi, presidente di Assoutenti. Un nucleo di quattro persone spende in media in Italia 1.320 euro annui per pane, pasta e altri derivati del grano: ipotizzando un aumento dei prezzi al dettaglio del 10 per cento, si determinerebbe un aggravio di oltre 130 euro annui.

Per la pasta la città più cara d’Italia è Pescara, Cosenza è invece la più economica
«Il prezzo della pasta, oggi attorno ai 2,09 euro al chilo, salirebbe ad una media nazionale di 2,29 euro. Il prezzo del pane, invece, che oggi è attorno ai 3,9 euro al chilo, arriverebbe a una media di 4,3 euro», ha spiegato Truzzi. In base agi ultimi dati ufficiali forniti dal Ministero delle imprese e del made in Italy, Assoutenti ha stilato la classifica delle città italiane dove la pasta costa di più. Il prezzo più alto si registra a Pescara, con una media di 2,50 euro al chilo, seguita da Cagliari, Genova e Macerata con 2,37 euro al chilo. Seguono Venezia (2,35 euro), Ravenna e Forlì (2,31 euro), Modena e Pordenone (2,30 euro). La città più economica sul fronte di spaghetti, penne, etc è Cosenza con una media di 1,47 euro al chilogrammo, seguita da Benevento (1,48 euro), Palermo (1,49 euro), Catanzaro (1,53 euro) e Siracusa (1,54 euro).

Riso, patate, olio d’oliva, frutta e verdura, acqua minerale: raffica di aumenti estivi
Intanto è sotto gli occhi dei consumatori la raffica di aumenti per i prezzi dei prodotti alimentari tipici dell’estate. Il Codacons segnala che «il riso costa oggi il 32 per cento in più rispetto allo scorso anno, i pomodori il 12,8 per cento in più, mentre la voce radici, bulbi, funghi e altri vegetali (finocchi, carote, cipolle, aglio, asparagi, carciofi) ha subito aumenti medi del 23,6 per cento. Le patate sono rincarate addirittura del 26,9 per cento, e per condire una pietanza con olio d’oliva occorre mettere in conto una maggiore spesa del 26,7 per cento. Per la verdura fresca si spende in media il 17,8 per cento in più, con punte del +22 per cento per i cavoli». Va poco meglio con la frutta: gli aumenti sono in media dell’8,3 per cento con punte del 16 per cento per le arance e del 15,2 per cento per i frutti a bacca. Per quanto riguarda i gelati, sono rincarati del 18,9 per cento su base annua, mentre per una birra si spende in media il 13,2 per cento in più. Le bevande gassate sono aumentate del 19.5 per cento, i succhi di frutta del 15.8 per cento. Più salati anche gli aperitivi alcolici (+10 per cento) e l’acqua minerale (+11,9 per cento).