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Sottomarino scomparso, captati rumori e colpi dai sonar
Importanti aggiornamenti sulle ricerche del Titan, il sottomarino disperso nel Nord Atlantico durante una visita al relitto del Titanic. La Guardia costiera canadese, al lavoro assieme a quella americana, ha rilevato tramite i sonar alcuni rumori di colpi nell’area di ricerca. «Un velivolo P-8 ha sentito dei suoni ripetuti ogni 30 minuti», si legge in una mail del dipartimento per la Sicurezza interna degli Usa. «Quattro ore dopo con un altro sonar si sentivano ancora dei rumori». A confermare la notizia anche un promemoria interno del governo degli Stati Uniti, che però non ha specificato la durata dei colpi e soprattutto quale sarebbe la fonte dato che ulteriori operazioni hanno dato poi esito negativo. Il tempo stringe: ai cinque occupanti del sommergibile della OceanGate Expeditions non rimarrebbero più di 40 ore di ossigeno.
L’eventuale recupero del sottomarino si svolgerà in tre fasi
Diversi esperti tuttavia concordano che i colpi ripetuti possano provenire dal sottomarino. Ne è convinto David Gallo, esperto oceanografo nonché amico di Paul-Henri Nargeolet, uno dei cinque dispersi. «Il tempo però è denaro e ora bisogna concentrare le forze per portare la strumentazione in quella zona», ha commentato. Sul posto potrebbero presto intervenire anche gli esperti di Magellan, che con la loro strumentazione avevano fornito la prima mappatura digitale del Titanic. Grazie al loro personale e ai veicoli teleguidati, potrebbero raggiungere più facilmente il relitto.
Per gli eventuali tempi di recupero, si parla di un processo lungo e articolato in più fasi. La Cnn ha infatti intervistato Rick Murcar, proprietario della Aquatic Adventures of Florida, che ha descritto tre momenti chiave delle operazioni. «Dopo il ritrovamento, bisognerà confermare lo stato di salute degli occupanti e delineare i margini del recupero stesso», ha sottolineato. «Speriamo di arrivare poi alla fase tre, quando si cercherà di riportare il sottomarino in superficie». Intanto emergono le preoccupazioni circa la sicurezza del Titan espresse anni fa da un ex direttore della OceanGate, poi licenziato. Nel 2018, il pilota e sommozzatore David Lochridge sollevò dubbi per un «progetto sperimentale e non testato». In particolare Lochridge aveva contestato il rifiuto di realizzare un portellone con oblò in grado di reggere la pressione di 4 mila metri. Quello del Titan è certificato per appena 1300.