Sesso con un prigioniero palestinese, Israele dice stop alle agenti donne nelle carceri

Dopo il caso di una soldatessa israeliana che ha avuto un rapporto sessuale con un detenuto palestinese, Tel Aviv ha deciso di dire stop all’impiego di agenti donne all’interno delle carceri del Paese dove sono rinchiusi prigionieri colpevoli di reati di matrice nazionalista e terrorista. Lo hanno annunciato il Ministro per la Sicurezza Nazionale (nonché leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit) Itamar Ben Gvir e la comandante dell’Israel Prison Service Kary Perry.

Sesso con un prigioniero palestinese condannato per terrorismo, Israele dice stop alle agenti donne nelle carceri.
Itamar Ben Gvir (Getty Images).

Il detenuto palestinese avrebbe avuto rapporti sessuali con cinque guardie

Riferito per primo dal quotidiano Yediot Ahronot, il fatto che ha portato alla decisione di dire stop alle agenti donne in determinati penitenziari è avvenuto nel carcere di Ramon, nel sud di Israele. Protagonisti una soldatessa, che ha però dichiarato di essere stata ricattata, e un prigioniero palestinese condannato all’ergastolo per terrorismo. Non si tratterebbe però di un caso isolato. Altre quattro commilitone, infatti, avrebbero intrattenuto rapporti sessuali con lo stesso detenuto palestinese. Secondo Yediot Ahronot, nell’ultimo anno la guardia in questione avrebbe stabilito legami con il prigioniero, un membro dell’organizzazione politica e paramilitare palestinese Fatah, riconosciuto colpevole di coinvolgimento in un attacco terroristico con vittime nella zona centrale di Israele. In base ai primi accertamenti dell’Ips, il detenuto avrebbe posseduto un telefono, utilizzato per tenersi in contatto e scambiare foto con diverse guardie donne. Dal rapporto non risulta chiaro se il telefono sia stato fornito da una delle guardie.

Sesso con un prigioniero palestinese condannato per terrorismo, Israele dice stop alle agenti donne nelle carceri.
La prigione di Ramon (Getty Images).

L’agente, agli arresti domiciliari, ha detto di aver ricevuto minacce dal prigioniero

L’agente, interrogata dalla polizia e poi rilasciata agli arresti domiciliari, ha affermato che anche altre quattro colleghe hanno avuto «contatti inappropriati» con il prigioniero. L’avvocato della soldatessa (che come le altre quattro sarebbe vicino al termine della leva obbligatoria) ha dichiarato che la sua cliente ha acconsentito ad avere rapporti sessuali a causa di minacce ricevute dal prigioniero. Un alto funzionario di polizia, sentito da Yediot Ahronot, ha però detto che nessuna prova suffraga quanto affermato dal legale. Il detenuto palestinese è stato intanto posto in isolamento.

Il caso delle soldatesse sfruttate sessualmente nella prigione di Gilboa

Questo è però solo l’ultimo scandalo legato al sistema carcerario scoppiato negli ultimi tempi in Israele. Nel 2022, infatti, ha fatto notizia il caso dei detenuti condannati per terrorismo che, nella prigione di Gilboa, hanno abusato sessualmente delle donne soldato che prestavano servizio come guardie carcerarie: il tutto con il benestare dell’ufficiale Rani Basha, che “offriva” le soldatesse ai prigionieri più problematici, in cambio della loro buona condotta. Le prime denunce dello sfruttamento sessuale delle guardie carcerarie risalivano al 2018, ma il caso era stato archiviato per mancanza di prove. Poi Alla riapertura dell’inchiesta, a incastrare Basha sono state le rivelazioni del direttore del centro detentivo Freddy Ben Shitrit, che ha vuotato il sacco portando al licenziamento dell’ufficiale.

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