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Sciopero dei trasporti, Salvini chiede buonsenso: «No allo stop di 24 ore»
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha dichiarato che anche in occasione dello sciopero del 27 novembre non sarà accettato uno stop di 24 ore. Dal Ministero già nella giornata del 22 novembre che ci si sta adoperando «per ridurre i disagi dei cittadini in vista dello sciopero generale dei trasporti proclamato in tutta Italia per il prossimo lunedì». Il leader della Lega ha lanciato un appello alle sigle sindacali con l’intento di rivedere lo stop, come già accaduto lo scorso 17 novembre. Il rischio per i sindacati, qualora decidessero di insistere, è di una nuova precettazione
Salvini: «Farò tutto ciò che mi permette di fare la legge»
Matteo Salvini ha quindi dichiarato: «Non accetto 24 ore di blocco del trasporto pubblico perché sarebbe il caos. Se applicano il buonsenso non intervengo, ma se pensano di fermare tutta l’Italia per 24 ore non lo permetterò e farò tutto quello che la legge mi permette di fare». Già inviata dal Ministero la lettere ufficiale ai sindacati con l’invito a ridurre la durata della mobilitazione. Ma il riferimento di Salvini sembra essere alla precettazione, di cui si è già parlato per lo sciopero di pochi giorni fa.
I sindacati: «Non desisteremo»
Ma stavolta i sindacati non sembrano intenzionati a fare passi indietro. In una lettera al Mit, le sigle Usb, Cub Trasporti, Cobas Lavoro Privato, Adl Cobas, Al Cobas ed Sgb hanno scritto: «Non desisteremo e confermiamo lo sciopero nazionale degli autoferrotranvieri a sostegno dell’esercizio del diritto di sciopero e per aumenti salariali dignitosi, la tutela dei diritti e della sicurezza degli addetti al servizio di Ttpl e dei passeggeri, nonché a favore di investimenti pubblici per rilanciare un settore strategico al servizio dei cittadini». E ancora: «Stigmatizziamo l’intervento del Mit auspicando che non sia seguito da eventuali ulteriori provvedimenti del Ministro Salvini. Le nostre istanze a tutela dei lavoratori e del diritto alla mobilità dei cittadini, più volte sollevate e rappresentate al Ministero ed al Governo, sono rimaste inascoltate e private della necessaria attenzione delle istituzioni nazionali e locali».