Satellite Aeolus, l’Esa è pronta per il rientro controllato nell’Oceano Atlantico

L’Esa è pronta a mandare definitivamente in pensione il satellite Aeolus. Il “cacciatore dei venti”, in orbita dall’agosto 2018, ha lavorato per migliorare il sistema di previsione meteo grazie allo strumento Aladin, acronimo di Atmospheric LAser Doppler INstrument, costruito negli stabilimenti italiani di Leonardo. Ora è quasi privo di carburante e il suo tempo nello spazio è finito. In corso le manovre per farlo schiantare nel cuore dell’Oceano Atlantico, con impatto previsto per venerdì 28 luglio. È la prima volta che l’Esa tenta di guidare il ritorno sulla Terra di un suo satellite, non progettato per il rientro controllato. Oltre che limitare la dispersione di detriti, l’iniziativa intende studiare nuovi sistemi per il futuro al fine di rendere sempre meno difficoltoso il processo di recupero. Sul sito ufficiale dell’Esa è possibile seguire in diretta tutte le fasi dell’operazione.

Il satellite dell'Esa che ha studiato i venti si schianterà sulla Terra il 28 luglio. Le quattro fasi di manovra per il rientro controllato.
Una ricostruzione fedele del satellite Aeolus (Esa, Twitter).

Satellite Aeolus, le quattro fasi di manovra previste dell’Esa

Per il rientro sulla Terra, gli scienziati dell’Esa stanno comunicando di continuo con la sonda, dirigendone passo dopo passo la traiettoria. Lunedì 24 luglio ha avuto luogo la prima fase della manovra, ossia l’accensione dei propulsori a 280 chilometri di altezza. Bruciando circa sei chilogrammi di carburante, attingendo alle poche riserve rimaste disponibili, per circa 40 minuti, il satellite è sceso fino alla quota di 250 chilometri. Al rientro nell’atmosfera, come riporta anche il Guardian, circa l’80 per cento del satellite brucerà e finirà in pezzi, ma il 20 per cento dovrebbe sopravvivere fino all’impatto sulla superficie. «È il nostro obiettivo», hanno spiegato gli esperti. «È importante però che rimanga funzionante abbastanza a lungo affinché possiamo guidarne la traiettoria». Dopo altre quattro manovre, in programma per il 27 luglio, Aeolus scenderà fino all’altitudine di 150 chilometri.

La terza fase della manovra di rientro controllato, prevista per venerdì 28 luglio, abbasserà di altri 30 mila metri l’altitudine del satellite, portandolo a 120 chilometri. La fase finale, poi, sarà quella più breve, quando Aelous si frantumerà per il calore dell’atmosfera, fino a ridursi in tanti detriti. Dopo l’invio degli ultimi comandi, l’Esa procederà con la «passivazione del satellite», ossia la rimozione di qualsiasi energia dal velivolo spaziale come propellente e batterie per evitare esplosioni e frammentazioni indesiderate. «Si tratta di una manovra pensata finora per missili, navicelle o navi mercantili», ha precisato al Guardian Holger Karg, capo del programma di sicurezza spaziale dell’Esa. «Stiamo dimostrando che possiamo raggiungere simili obiettivi anche con mezzi che non sono stati progettati per questo».

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