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Santanchè, una Maserati e un appartamento al Pantheon sui conti della Visibilia
Il caso Santanchè continua a ingarbugliarsi. Mentre è slittata al 5 luglio l’audizione al Senato della ministra al Turismo, che dovrà rendere conto dei fatti inseriti nell’inchiesta di Report, spuntano nuovi dettagli legati a una delle sue aziende, la Visibilia Editore Spa. Il Fatto quotidiano svela due nuovi elementi, uno legato a una Maserati e l’altro a un appartamento in via della Rotonda a Roma, proprio dietro al Pantheon. L’auto è costata 77 mila euro ed è stata esclusivamente utilizzata dalla stessa Santanchè, che ne ha addebitato i costi sui conti della società. Azienda a cui, intanto, ha sublocato l’appartamento con un canone di 19 mila e 200 euro mensili, per farne la redazione di Ciak, una delle testate controllate da Visibilia. Ufficio mai allestito e nemmeno visitato dai giornalisti della rivista.
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La Maserati affittata nel 2014 e restituita nel 2019
Ciò che evidenzia Il Fatto quotidiano è che dal 2014 la Visibilia ha iniziato a indebitarsi e infatti oggi, nove anni più tardi, nei fascicolo dei pm si legge che i suoi bilanci erano inattendibili e il deficit «occultato». Nello stesso anno, però, Daniela Santanchè ha iniziato a viaggiare in Maserati e nessuno l’ha scoperto fino a quando, tre anni dopo, il suo autista ha ricevuto una multa per un semaforo rosso. Partendo da questo presupposto, il giornale evidenzia che il contratto stipulato per il noleggio dell’auto prevedeva un costo di 77 mila euro in 48 rate, oltre a 8 mila e 200 ero di assicurazione e una polizza kasko da 7 mila 193 euro. Tutte spese poi messe sui conti della Visibilia.
La sede di Ciak aperta ma senza nessuno
Poi si passa al caso dell’appartamento dietro il Pantheon. Ufficialmente registrato nell’ottobre 2019, il contratto prevedeva 19 mila e 200 euro di affitto e 400 di spese. Il Fatto quotidiano rivela che il trasferimento della sede di Ciak è stato annunciato a fine novembre dello stesso anno, per poi essere effettivo dal gennaio 2020. Ma senza giornalisti, perché gli unici due rimasti avrebbero dovuto cambiare vita, da Milano a Roma, oppure decurtarsi del 40 per cento lo stipendio per poter restare in Lombardia. Da lì le dimissioni e poi la causa contro Visibilia e Santanchè per il versamento dei contributi.