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Salario minimo, perché il probabile rinvio a settembre accontenta tutti
Sul salario minimo, maggioranza e opposizioni mandano la palla in tribuna e tutti possono dirsi soddisfatti. Dopo giorni di scontro, infatti, una trattativa sotterranea sta portando, di fatto, a un rinvio a settembre dell’esame della proposta avanzata dalla minoranza (senza il sostegno di Italia viva).
La maggioranza fa dietrofront: niente emendamento soppressivo ma rinvio della discussione
Andiamo con ordine. Lunedì pomeriggio le opposizioni si sono riunite per ribadire quella che fino a oggi è stata la linea: no a un rinvio dell’esame a settembre e richiesta del ritiro dell’emendamento soppressivo contro la soglia dei 9 euro messo sul tavolo dalla maggioranza. La reazione delle forze che sostengono il governo si lascia attendere. Mentre si aspetta una reazione dal centrodestra, avanza la trattativa tra pontieri. A sera arriva la nota del deputato meloniano Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro alla Camera: «Per l’ennesima volta, come presidente della commissione Lavoro e rappresentante del centrodestra, ho avanzato alle opposizioni una proposta che va verso il dialogo e il confronto sulla proposta di legge sul salario minimo: non votare alcun emendamento ed arrivare in Aula per poi approvare una sospensiva alla proposta per approfondire ancora il dibattito».
Le opposizioni mantengono l’unità ed evitano l’indebolimento della proposta
E così sarà. In sostanza, la maggioranza non approverà in commissione l’emendamento soppressivo che di fatto cancella la proposta sul salario minimo. Una volta in Aula – dove l’approdo è previsto per giovedì 27 luglio – si richiederà un rinvio dell’esame. La maggioranza lo approverà sancendo di fatto il rimando a settembre. Con buona pace di tutti. La maggioranza evita così di bocciare, di fatto, una proposta su cui – secondo i sondaggi – la maggior parte degli italiani si dice d’accordo, anche tra quelli che votano centrodestra. Inoltre, guadagna tempo per elaborare una proposta propria. Le opposizioni, da parte loro, mantengono l’unità del fronte (che ha vacillato di fronte all’apertura fatta filtrare dalla premier, Giorgia Meloni, raccogliendo credito dalle parte di Azione e irrigidimento dal Movimento 5 stelle). Ma non solo. Mantengono anche fermo il punto sul rinvio, di fatto subendolo e non accettandolo. Potranno protestare contro la maggioranza, ma alla fine fanno salva la proposta che non esce indebolita da un voto di bocciatura parlamentare. Un quadro che dimostra, inoltre, come quella sul salario minimo sia diventata una partita tutta politica, con i lavoratori con stipendi sotto i 9 euro solo sullo sfondo. Insomma – salvo clamorose sorprese – si torna in scena a settembre.