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Salario minimo, lo strappo di Forza Italia costringe gli alleati all’inseguimento
Alla fine il salario minimo spacca la maggioranza e tiene unite le opposizioni. Un inedito dall’inizio della legislatura dove, salvo qualche incidente, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno marciato come un sol uomo e Pd, M5s, Avs e Terzo polo si sono divisi praticamente su tutto. A rompere il fronte della maggioranza ci hanno pensato gli azzurri che in un quadro tutto sommato definito – con la decisioni di non votare l’emendamento soppressivo e rinviare la discussione a settembre già di fatto prese – ha messo sul tavolo una proposta propria, senza alcuna condivisione con gli alleati. Sul tema il centrodestra si è trovato scoperto e dopo un’iniziale netta contrarietà ha man mano cambiato posizione, anche alla luce dei sondaggi secondo i quali la maggioranza degli italiani si dice favorevole alla misura. Insomma, dopo aver subito l’agenda dalle opposizioni, la maggioranza era riuscita comunque a metterci una pezza, come si suol dire. Martedì mattina era arrivata l’apertura in chiaro della premier Giorgia Meloni. «Il salario minimo», aveva detto a Rtl 102.5, «è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi». Di qui la necessità di «aprire un confronto» anche «con l’opposizione». E in serata con il mancato voto all’emendamento soppressivo e il rinvio a settembre – che sarà certificato giovedì in Aula – aveva preso tempo per elaborare una proposta propria.
La proposta di Forza Italia e il nodo delle coperture
In pieno pomeriggio, però, il gruppo azzurro alla Camera ha convocato una conferenza stampa con i vertici, tra cui il segretario nazionale e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il capogruppo a Montecitorio Paolo Barelli per presentare una propria proposta. Due i punti principali: l’applicazione alle attività lavorative non coperte da un contratto collettivo nazionale del salario previsto dal Ccnl leader per il settore di riferimento oppure, dove non vi sia uno specifico settore di riferimento, l’applicazione del salario equivalente alla media dei principali contratti collettivi nazionali dei settori lavorativi affini. La proposta – a prima firma Barelli – punta anche a sostenere i salari più bassi, prevedendo per i lavoratori dipendenti con reddito non superiore a 25 mila euro, la detassazione della tredicesima, del lavoro straordinario e di quello notturno, nel limite massimo di 5 mila euro annuo per ciascun beneficiario. La misura sarebbe strutturale e non una tantum. Per questa si prevede lo stanziamento di 1 miliardo di euro. La copertura tecnica al momento è di 700 milioni di taglio lineare alla spesa dei ministeri e 300 milioni a carico del fondo sociale per la formazione e l’occupazione.
Dopo giustizia e nucleare, gli azzurri continuano a ballare da soli
Gli alleati hanno appreso dell’iniziativa dalle agenzie. Qualche parlamentare di FdI si è lasciato scappare un «non ne sapevamo niente, siamo arrabbiati» (per usare un eufemismo). Non a caso chi segue il dossier dalle parti di Fratelli d’Italia ha reagito sfoderando lo stesso argomento utilizzato per criticare la proposta delle opposizioni. Pd, M5s, Avs e Azione, nel proprio testo, hanno infatti previsto un incentivo alle aziende che pagano al momento stipendi sotto i 9 euro l’ora senza però specificare dove reperire le risorse. Così, per il testo di Forza Italia si mette il dito nei costi: le coperture sono giudicate deboli. È lo stesso Tommaso Foti poi ad affidare ai tg la linea dei meloniani. «Sul Salario minimo il centrodestra ha sempre ritenuto un errore fissare la retribuzione oraria. Siamo convinti, invece, che i contratti pirata si superino estendendo agli stessi quelle che sono le norme dei contratti collettivi nazionali di lavoro più applicati». Che a ben vedere è la stessa linea di Forza Italia il cui scatto in avanti ha costretto gli alleati a un inseguimento. Ma l’iniziativa mira anche a disarticolare il fronte delle opposizioni. Carlo Calenda ha subito apprezzato l’iniziativa azzurra, mentre dalle parti del Pd si fa notare che la proposta, sulla parte dei contratti, riprende il progetto dell’ex ministro del Lavoro, il dem Andrea Orlando. Difficile quindi per loro alzare le barricate. Anche sul Salario minimo, comunque, si conferma la tendenza di Forza Italia a ballare da sola. Dopo la giustizia e il nucleare si aggiunge il Salario minimo. Del resto in vista delle Europee, quando si voterà con il proporzionale puro, ognuno si muove da solo. E il gran ballo azzurro è da tempo iniziato.