Archivio
- Agosto 2025 (34)
- Luglio 2025 (30)
- Giugno 2025 (24)
- Maggio 2025 (9)
- Aprile 2025 (80)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (65)
- Gennaio 2018 (10)
Russia, Presidenziali 2024: come il Cremlino ha scelto i “rivali” di Putin
«Le elezioni sono obbligatorie in una democrazia e lo stesso Vladimir Putin ha deciso di organizzarle ma, in teoria, non dovrebbero nemmeno aver luogo. Perché è chiaro che sarà rieletto. È solo la mia opinione personale». Lo aveva detto a inizio agosto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, facendo ben capire l’aria che tira dalle parti di Mosca. A scanso di equivoco, le elezioni presidenziali in Russia, previste per il 17 marzo 2024, si terranno come da programma. Ma non rappresenteranno certo il trionfo delle democrazia: come scrive Meduza, infatti, tutto sarà organizzato in modo da far sì che lo zar rimanga al potere e, soprattutto, che lo faccia con ampio margine.
Candidati over 50: vietato far sembrare vecchio lo zar
L’amministrazione presidenziale della Federazione Russa, guidata da Sergei Kiriyenko, ha infatti deciso chi saranno gli “sparring partner” che sfideranno Putin nel 2024: secondo fonti del Cremlino citate da Meduza, il principale criterio di selezione è l’età. Nessuno dei candidati dovrà avere meno di 50 anni, questo per non far sembrare troppo vecchio il 71enne Vladimir. Al momento sono tre le figure che dovrebbero “contendere” il potere a Putin, appartenenti al Partito comunista della Federazione Russa, al Partito liberal-democratico e a Gente nuova. Il leader di Russia giusta, Sergei Mironov, ha già annunciato che il suo partito non nominerà un candidato e che sosterrà l’attuale inquilino del Cremlino.
LEGGI ANCHE: In Russia cala la fiducia per Putin e lo zar corre ai ripari

Zyuganov e Slutsky, i nomi giusto per non dar fastidio a Putin
Il Cremlino vede in Gennady Zyuganov il candidato ideale per il Partito comunista. Non una figura problematica come l’uomo d’affari Pavel Grudinin, candidatosi nel 2018, bensì un personaggio più rassicurante e familiare per gli elettori. Alle elezioni del 2008 Zyuganov toccò il 17 per cento, per salire quattro anni dopo al 18 per cento. L’idea è che Putin sfiori circa l’80 per cento delle preferenze, con un’affluenza alle urne superiore al 70 per cento. Calcolatrice alla mano, forse sarebbe stato meglio un candidato più debole di Zyuganov: le fonti di Meduza hanno fatto capire che, in un modo o nell’altro, il Partito comunista raccoglierà attorno al 10 per cento. Leonid Slutsky è invece il “prescelto” del Cremlino per il Partito liberal-democratico. Leader della formazione ultra-nazionalista, ha da poco accolto tra le sue fila il “Mercante di morte” Viktor Bout e, spiegano le fonti, vuole partecipare alle elezioni perché «ama farsi vedere in pubblico» e «vuole aumentare la sua fama». Nessuna velleità per lui, insomma. Si accontenterà dei riflettori.

Nechaev nicchia, ma l’alternativa Davankov è troppo giovane
Leggermente più complicato individuare il candidato di Gente nuova. Il Cremlino vorrebbe che il partito nominasse il suo presidente, l’uomo d’affari Alexey Nechaev: «La logica è la stessa di Slutsky: un uomo serio in giacca e cravatta, simpatico, corretto. Ma poco conosciuto e poco carismatico». Nechaev, che alle elezioni parlamentari del 2026 vorrebbe portare il suo partito a essere il terzo per rappresentanti alla Duma, preferirebbe non bruciarsi nel 2024 con le Presidenziali. E così ha proposto il candidato a sindaco di Mosca nonché vicepresidente della Duma Vladislav Davankov. Che però ha appena 39 anni, ama le pubbliche relazioni e sa parlare in pubblico. Ovviamente non sarebbe in grado di arrivare al Cremlino, ma di far riflettere gli elettori sull’età di Putin sì.

L’età di Putin inizia a essere un ostacolo e lo sarà sempre di più
Secondo un recente sondaggio di Russian Field, l’età è la terza risposta più popolare alla domanda su cosa “non piace” ai russi nel presidente in carica, preceduta dalla “morbidezza” di Putin (almeno prima della morte misteriosa di Prigozhin) e dalla sua disattenzione per gli affari interni del Paese. Diversi funzionari di Russia Unita – il partito dello zar – hanno confermato che negli ultimi anni i russi hanno effettivamente iniziato a preoccuparsi dell’età di Putin. E che, anche all’interno del partito, è cambiata la percezione del leader. Se prima infatti capitava di parlare del presidente usando appellativi come “capo” o “papà”, adesso c’è chi sempre più spesso usa “nonno”. Ovviamente lontano dalle orecchie dello zar, sia chiaro.
Lo zar potrebbe restare al Cremlino fino al 2036
Un emendamento costituzionale approvato nel 2020 consente a Putin, in teoria, di restare al Cremlino per altri due mandati presidenziali, quindi fino al 2036. Eletto presidente nel 1999, fu rieletto nel 2004, esaurendo il limite dei due mandati consecutivi che vigeva all’epoca. Così promosse con successo la candidatura del suo fedele alleato Dmitri Medvedev, “auto-retrocedendo” a primo ministro ma di fatto controllando la politica russa nei successivi quattro anni. Nel 2012, dopo aver fatto cambiare la Costituzione aumentando la durata dei mandati presidenziali a sei anni, si candidò di nuovo a presidente, vincendo e ottenendo poi la rielezione nel 2018.