Roma, bimbo confida alle maestre che il papà picchia la mamma e lo fa arrestare

A seguito della morte di Giulia Cecchettin, 22enne uccisa dall’ex fidanzato, sono tante le storie circolate in questi giorni a ridosso della ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre. L’ultima risale al periodo di poco precedente alla pandemia, quando un bambino di una scuola di Roma si è confidato con le sue maestre raccontando le atrocità a cui assisteva a casa assieme al suo fratellino.

La vicenda: 42enne accusato di violenza domestica

«Quando ho parlato con il bambino da sola, mi ha spiegato che il papà era solito tornare a casa nervoso e picchiare la madre. E allora lui si rifugiava in un angolo con il fratellino, perché si sentiva responsabile anche per il piccolo». Questo è il racconto della maestra della scuola del bimbo che ha deciso di aiutare la mamma del suo alunno, vittima di violenza domestica. «Abbiamo parlato in una riunione. Siamo state franche, anche per le confidenze che il bambino ci aveva fatto. “Ci dica la verità, ci consenta di esserle d’aiuto. Suo figlio è brillante, ma non lo vediamo sereno”. Lei è scoppiata a piangere. “È vero”, ci ha detto, “mio marito maltratta sia me che i bambini. È geloso”», ha continuato la docente. L’uomo è stato condannato in primo grado a 5 anni di carcere.

Schiaffi sul viso e calci, colpi di cintura, acqua versata in testa

Il pm in aula ha detto: «Le insegnanti si sono prestate fuori dal loro compito istituzionale ad accompagnare la donna a riprendere gli effetti personali dopo che era fuggita da casa, a segnalarle centri anti violenza. Sono state le autorità scolastiche ad accorgersi delle stranezze del piccolo». Per la procura sarebbero stati «schiaffi sul viso e calci», colpi di cintura, «acqua versata» in un’occasione «sulla testa del bambino piccolo» e, in un’altra occasione, di riso cotto versato sulla testa del più grande. L’uomo è difeso dalle avvocate Martina Morlani e Giuseppina Tenga. «Situazioni estreme in cui domina un retaggio culturale lontano anni luce dal nostro. Per chi è stato educato in un determinato modo non è sempre facile integrarsi, denunciare o capire il disvalore delle proprie condotte. È molto più facile per le donne inserirsi nel contesto italiano/europeo di emancipazione e libertà», ha dichiarato la legale Morlani.

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