Riforma costituzionale, il Cdm approva il disegno di legge sul premierato

Il disegno di legge sulla riforma costituzionale è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. La riforma costituzionale dovrà ora affrontare un lungo iter parlamentare. Sia la Camera sia il Senato devono approvarla con la maggioranza assoluta, cioè con almeno il 50 per cento più uno dei voti. Affinché la riforma entri in vigore, però, occorre che il Parlamento – in entrambe le Camere – approvi il testo con la maggioranza qualificata, cioè dei due terzi dei suoi componenti. Se questo non accade, è possibile per almeno un quinto dei parlamentari richiedere un referendum per l’approvazione finale.

Il nodo del limite del mandato del premier

Il ddl stabilisce, tra le altre cose, il cosiddetto premierato, vale a dire l’elezione diretta del premier «per la durata di cinque anni». Queste le dichiarazioni della premier Meloni in conferenza stampa: «Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia, perché se facciamo un passo indietro e guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio». Il premier, ha continuato «potrà essere sostituito solo da un parlamentare, il che vuol dire porre fine ai governi tecnici. Non ci sarà più la possibilità di fare maggioranze arcobaleno». Il decreto non specifica però ulteriori dettagli sui limiti della permanenza del capo del governo a Palazzo Chigi. Un’anomalia che è stata sottolineata dal presidente del Veneto Luca Zaia, della Lega, che è al suo terzo mandato e secondo la legge vigente non può ricandidarsi. Zaia ha sottolineato la contraddizione del centrodestra di puntare al modello del “sindaco d’Italia” se poi «il futuro premier eletto non ha il limite del mandato, mentre governatori e sindaci sì».

La “norma anti ribaltone”

La proposta di legge modifica poi quattro articoli della Costituzione: «Il presidente del Consiglio verrà eletto a suffragio universale contestualmente alle Camere. Si rinvia alla legge elettorale la responsabilità di garantire una maggioranza. È prevista anche una norma anti-ribaltone, con il presidente eletto che, come anticipato, può essere sostituito solo in un caso e solo da un parlamentare». Sarà il presidente della Repubblica a incaricare un deputato/senatore della coalizione del premier dimissionario o sfiduciato. Se anche questa soluzione, applicabile una volta sola, non dovesse funzionare, il capo dello Stato può sciogliere le Camere.

Via i senatori a vita

Un altro punto della riforma riguarda i senatori a vita. «Non ci saranno più, fatto salvo per gli ex presidenti della Repubblica e gli attuali senatori a vita. Dopo il tagli dei parlamentari, l’incidenza dei senatori a vita è molto aumentata», ha dichiarato la premier Meloni.

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