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Renzi: «Il Governo? Non marcia su Roma, ma retromarcia sulla Garbatella»
Picchia duro Matteo Renzi, intervenuto alla festa di Open. Ne ha per tutti, in particolare per il governo di Giorgia Meloni, alle prese con la grana degli sbarchi a Lampedusa, ma anche per il Partito democratico, alla ricerca di una vera identità. «Altro che marcia su Roma, questa è una retromarcia sulla Garbatella: una retromarcia costante, su tutto», ha detto il leader di Italia Viva parlando dell’attuale governo. »Meloni ha detto che difende Dio e la famiglia. Non so se Dio se n’è accorto, la famiglia sua forse sì».
«Non devi respingere chi sta in mare, chi sta in mare lo salvi»
Sui migranti, ha detto Renzi, «il problema è rispettare la legge». Il governo, invece, fa forza sulla paura. «Quando vedo 500 extracomunitari alla stazione di Milano alle 23 che fanno un po’ di casino, è evidente che come cittadino ho un po’ di paura, è fisiologico: e chi lo nega, nega la realtà… Giochi la carta della paura, o dici che chi è in Italia o lavora o viene respinto? Non devi respingere chi sta in mare, chi sta in mare lo salvi». L’ex premier attacca poi Matteo Salvini: «Non fa più tweet. Mi hanno dato del criminale perché arrivavano i profughi, oggi arrivano i profughi ma non attacco il governo, dico che i criminali sono gli scafisti. Meloni e Salvini hanno perso la faccia sull’immigrazione, semmai l’hanno avuta».

«Schlein e Conte sono i migliori amici di Meloni a loro insaputa»
Così poi sul Partito democratico: «Se si allea con il Movimento 5 stelle perde, per avere la maggioranza deve allargarsi al centro». Elly Schlein e Giuseppe Conte, continua Renzi, «insieme sono i migliori amici di Meloni a loro insaputa». Il fondatore di Italia Viva ha poi ricordato il suo Pd: «Mi piaceva un sacco… era il Partito democratico che vinceva le elezioni, non solo quello che vinceva le primarie. Facevamo la legge sulle unioni civili, oggi si accontentano di andare al Gay Pride». Renzi parla infine delle prossime Europee: «Io provo a fare politica e ci metto la faccia. Se mi candido lo faccio con le preferenze».