Raid su Jabalia, Onu: «Questi attacchi possono essere crimini di guerra»

Dopo il primo bombardamento del 31 ottobre, Israele l’1 novembre ha colpito una seconda volta il campo profughi di Jabalia, un’area abitata da circa 116 mila persone. Oltre allo sdegno di una parte della comunità internazionale preoccupata dall’escaltion in corso, il raid ha sollevato le preoccupazioni delle Nazioni Unite, che hanno parlato di «crimine di guerra».

Nel campo di Jabalia ci sono 32 strutture delle Nazioni Unite

«Dato l’elevato numero di vittime civili e l’ampiezza della distruzione a seguito dei raid di Israele sul campo rifugiati di Jabalia, abbiamo preoccupazioni gravi sul fatto che questi attacchi indiscriminati possano essere crimini di guerra», ha scritto in un post su X l’Ufficio Onu sui diritti umani. Secondo l’amministrazione di Gaza, i morti sono stati almeno 195 e i feriti oltre 700, mentre 150 sono i dispersi.  All’interno del quartiere ci sono 32 strutture dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa), oltre che decine di scuole, sette pozzi e due strutture mediche. Le autorità israeliane hanno ammesso di aver bombardato Jabalia, spiegando che al suo interno si nascondevano alcuni dirigenti di Hamas come Ibrahim Biari, che sarebbe stato ucciso.

Powered by WordPress and MasterTemplate