Priorità a una legge sul consumo di suolo, le parole al vento dei ministri dell’Ambiente

«La necessità, non più rinviabile, di predisporre una legge nazionale per il contenimento del consumo del suolo è prevista tra le riforme del Pnrr, ma è anche contemplata nel Piano per la transizione ecologica». Con queste parole, pronunciate alla Camera, Gilberto Pichetto Fratin iscrive il suo nome tra i ministri dell’Ambiente che sono intervenuti sul consumo del suolo, un tema che «va affrontato subito» (Gian Luca Galletti, 2015, governo Renzi) ed era giudicato «urgente» già nel 2013 (Andrea Orlando, governo Letta). Nel Paese delle catastrofi naturali (in Emilia-Romagna quello più recente, ma ancora prima Ischia, le Marche, solo per citare gli ultimi territori colpiti) non esiste una legge organica sul consumo di suolo. Al di là del merito della questione, che di per sé è assai complicata perché investe molti piani istituzionali – dal governo centrale alle Regioni e i Comuni – e tocca ancora più interessi, ci si chiede: come è possibile che la politica non riesca intervenire su un tema che da almeno un decennio essa stessa ritiene una priorità?

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Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. (Getty)

La «svolta» sul tema doveva esserci già nel 2014…

Questa carrellata dei ricordi, che non vuole essere per nulla esaustiva, potrebbe iniziare da Andrea Orlando, ministro Pd dell’Ambiente tra il 2013 e il 2014. Proprio a inizio 2014 Orlando portò in Consiglio dei ministri una legge sul tema che definì «una svolta per l’uso del suolo nel nostro Paese». Pochi mesi dopo – con la caduta del governo Letta e il passaggio di Orlando alla Giustizia – il dossier finì nelle mani di Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, rispettivamente ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente dell’esecutivo Renzi. I due provarono a dare una spinta al disegno di legge che intanto avanzava più che lentamente alla Camera. A novembre 2014, infatti, inviarono una lettera all’allora ministra per i Rapporti con il parlamento, Maria Elena Boschi, chiedendo di accelerare l’esame parlamentare.

Andrea Orlando.

La tragedie recenti e il problema del dissesto idrogeologico

«Il disegno di legge in questione», si leggeva nella lettera congiunta, «rappresenta un passaggio importante e molto atteso al fine di introdurre norme per contenere il consumo del suolo, valorizzare il suolo non edificato, promuovere l’attività agricola che sullo stesso si svolge o potrebbe svolgersi, nonché per perseguire gli obiettivi del prioritario riuso del suolo edificato e della rigenerazione urbana rispetto all’ulteriore consumo del suolo inedificato, al fine complessivo di impedire che lo stesso venga eccessivamente “eroso” e “consumato” dall’urbanizzazione. Tali esigenze risultano particolarmente pressanti anche alla luce dei fenomeni di dissesto idrogeologico che sono alla base di numerose tragedie anche recenti». I ministri Martina e Galletti chiedevano, infine, «di voler sollecitare alla presidenza della Camera una rapida conclusione dell’esame del disegno di legge al fine di una sua calendarizzazione in assemblea auspicabilmente prima della fine dell’anno».

Priorità a una legge sul consumo di suolo, le parole al vento dei ministri dell'Ambiente
L’ex ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. (Getty)

Ddl approvato alla Camera nel 2016, ma impantanato in Senato

Spinte che portarono, effettivamente, a un primo via libera parlamentare nel maggio 2016. «Il disegno di legge sul consumo del suolo è una vera urgenza nazionale: per questo ritengo l’approvazione del testo avvenuta oggi alla Camera un fatto politico di grande rilievo», aveva detto Galletti il giorno dell’ok, auspicando un’approvazione anche al Senato per «superare un problema italiano come il consumo del suolo e insieme aprire nuove opportunità di sviluppo sostenibile». Per il testo, però, Palazzo Madama si trasformò presto in una palude e il ddl finì impantanato.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta visitando in queste ore l'Emilia-Romagna martoriata dalle alluvioni.
Conselice allagata dopo l’alluvione in Emilia-Romagna. (Getty)

La Meloni ha stanziato 160 milioni di euro dal 2023 al 2027: pochi

Nell’ultima legge di Bilancio, il governo Meloni ha inserito un articolo dal titolo “Fondo per il contrasto del consumo di suolo”. Lo stanziamento ammonta a 160 milioni di euro dal 2023 al 2027. Le risorse sono destinate la rinaturalizzazione di suoli degradati o in via di degrado in ambito urbano e periurbano. Secondo Per Paolo Pileri, professore di pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, si tratta di «nulla che contrasti il consumo di suolo, nulla che fermi la cementificazione che sta uccidendo il Paese. Stanno solo mettendo soldi (e pochi) per “rinaturalizzare” suoli (non si sa come: magari pure denaturalizzando altrove) che un attimo prima erano stati degradati, cosa che, diciamo pure, dovrebbe fare chi li ha inquinati e degradati». Un parere che è stato pubblicato su Altraeconomia.

Priorità a una legge sul consumo di suolo, le parole al vento dei ministri dell'Ambiente
Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente in quota M5s. (Getty)

Sergio Costa e il solito ritornello del «non c’è un pianeta B»

Insomma, in sette anni poco o nulla si è mosso. Tranne le dichiarazioni. Per dire, di nuovo Orlando qualche mese fa, all’indomani dell’alluvione che ha investito Ischia, è tornato a ripetere che «bisogna fare una legge sul consumo del suolo». E il titolare dell’Ambiente del Movimento 5 stelle Sergio Costa diceva solennemente a fine 2019: «È fondamentale agire ora per arrestare il consumo di suolo. Perché domani potrebbe essere troppo tardi. E non c’è un pianeta B. Mi appello, dunque, alle forze politiche di maggioranza affinché, parallelamente all’iter parlamentare del “Cantiere ambiente”, fondamentale per la messa in sicurezza del nostro Paese dal dissesto idrogeologico, si discuta e si approvi celermente la legge sul consumo di suolo». Ora si è iscritto anche l’attuale ministro. E il flusso delle dichiarazioni scorre.

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