Pozzallo, giudici liberano quattro migranti: «Decreto del governo illegittimo»

Il tribunale di Catania ha accolto il ricorso presentato dai legali di quattro migranti sbarcati a Lampedusa e trasferiti nel nuovo centro di Pozzallo – la struttura che, dal 25 settembre 2023, il governo ha destinato al trattenimento per quattro settimane dei richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri allo scopo di velocizzarne i rimpatri. Secondo i giudici, il decreto che dispone questa procedura (oltre che il pagamento di una cauzione di quasi 5 mila euro per evitare la permanenza nei Cpr) è «illegittimo in più parti» alla luce del diritto comunitario e della Costituzione italiana. Di qui l’immediata liberazione dei quattro tunisini, difesi dagli avvocati Antonio Fiore e Salvatore Vitale.

La giudice Apostolico non ha convalidato il fermo disposto dal questore

A disporre il trattenimento era stato il questore di Ragusa alla luce del provvedimento governativo che, come anticipato, prevede che i migranti vengano trattenuti per un mese nel centro di Modica-Pozzallo mentre viene esaminata la loro domanda di protezione internazionale (presumendo che molti di loro non ne abbiano diritto e vadano quindi rimpatriati). Ma la giudice Iolanda Apostolico non ha convalidato il fermo e, durante l’udienza tenutasi venerdì 29 settembre, ha pronunciato un’articolata motivazione e disposto l’immediata liberazione dei quattro. Secondo il magistrato «deve infatti escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale». Inoltre, la richiesta del pagamento di una cauzione per evitare il trattenimento «non è compatibile con gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33, come interpretati dalla Corte di Giustizia».

L’Anm: «È democrazia»

Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha così commentato la sentenza: «Noi non partecipano all’indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia».

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