Perché la Cina opta per una via della Seta più locale

Dalla via della Seta globale a quella locale. A prima vista potrebbe sembrare un clamoroso depotenziamento della Belt and Road Initiative (Bri), il mastodontico progetto economico e infrastrutturale della Cina annunciato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping. In realtà si tratta di una strategia che permette a Pechino di continuare a stringere accordi con partner stranieri, evitando però di bruciarsi sotto la luce dei riflettori e di scatenare polemiche e battaglie politiche.

Le partnership del Dragone con amministrazioni locali estere

C’è chi l’ha rinominata via della Seta locale, e questo perché si tratta, in sostanza, di una ramificazione del progetto iniziale. Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, accanto alle intese strette tra la Cina e gli Stati stranieri – se ne contano fin qui oltre 150 – sono state intavolate anche partnership con governi locali e amministrazioni cittadine di nazioni estere. Finché il clima geopolitico lo consentiva, il gigante asiatico ha percorso entrambe le strade. Ora però l’aria è cambiata: tra tensioni con gli Stati Uniti, problemi economici e polemiche sulla presunta ingerenza cinese negli affari di Paesi terzi hanno spinto Xi a cambiare strategia ridimensionando la propria grandeur.

La Belt and Road local cooperation, l’altra via della Seta

La Cina ha così apportato un paio di modifiche alla sua agenda. Innanzitutto, sembra esser cambiato il target della Belt and Road. Da strumento con cui raggiungere i ricchi mercati europei, diventa il jolly per penetrare nei Paesi in via di sviluppo. Di pari passo, per coprire l’Europa – e più in generale le nazioni strategicamente più sensibili – Pechino ha pensato bene di rispolverare il lato local della Bri. Non si tratta di una novità. Al contrario, la cooperazione a livello locale, seppur fin qui rimasta in ombra, è sempre stata presente. Ma di che cosa si tratta nello specifico? La Belt and Road local cooperation (Brlc), nata nel 2017, è una ramificazione di gemellaggi sul territorio, diffusa su scala globale ma riguardante partner locali. Le controparti del Dragone non sono gli Stati nazionali ma amministrazioni o municipalità. Il risultato sono due vie della Seta complementari: la prima, e cioè quella tradizionale, che si basa sulla costruzione di grandi piani infrastrutturali e tecnologici, e la seconda che punta invece facilitare i rapporti culturali e turistici tra città e province simili per cultura ed economia.

Gemellaggi e accordi: da Cagliari a Brescia

La situazione, per l’Italia almeno, è paradossale. Mentre il governo di Giorgia Meloni è impegnato a smarcarsi dalla via della Seta, diversi enti locali paiono aver intrapreso un percorso opposto. In attesa di capire come si svilupperanno le relazioni post (eventuale) uscita di Roma dalla Bri, è lecito supporre che l’exit strategy per non irritare Pechino e non impensierire Washington consista nello spostare il focus delle relazioni italo-cinesi sulla via della Seta locale. E regolare, il resto, seguendo, o meglio rafforzando, il partenariato strategico globale tra Italia e Cina in vigore dal 2003. Lo stesso vale per molti altri Paesi. Tra gli accordi più rilevanti si segnalano il gemellaggio tra la megalopoli di Hangzhou e Boston, in essere da 40 anni ma da poco rafforzato, o il progetto di fare entrare alcune città europee in una non meglio specificata “piattaforma” per migliorare le interazioni con la Cina. È lecito supporre che possa trattarsi di uno strumento per favorire le interazioni economiche tra le città, sviluppare il turismo e avviare progetti socio-culturali. La lista dei partecipanti alla Brlc è intanto già corposa e include, ad esempio, Limerick (Irlanda), Leeds (Inghilterra), Dharma (Nepal), Maribor (Slovenia), Lugano (Svizzera), Rio de Janeiro (Brasile), Oulu (Finlandia). E l’Italia? È rappresentata, tra gli altri, dalla provincia di Brescia, che ha siglato l’intesa nel 2018, quindi dai comuni di Carpenedolo, Orzinuovi e Montichiari, entrati nello stesso periodo. In seguito si sono aggiunti Ponte di Legno, Salò, Manerbio, quindi Cagliari, Camagna Monferrato, Fermo e Valdobbiadene. E l’elenco potrebbe allungarsi ulteriormente.

Powered by WordPress and MasterTemplate