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Perché il ritorno di Letizia Moratti è un sollievo per Tajani
Letizia Moratti ha un cognome importante che rimanda a una delle famiglie più in vista della borghesia imprenditoriale milanese. E un nome che le si attaglia al viso sempre sorridente di quando i fotografi la ritraggono. Un sorriso che non cambia mai, e che prescinde dal colore politico di chi le sta a fianco. Forse perché lei, dopo aver lasciato la protettiva ala del Cavaliere, quei colori li ha indossati quasi tutti: è stata di destra quando Giorgia Meloni voleva usarla come testa d’ariete per abbattere Attilio Fontana, il presidente della Lombardia della cui Giunta era la vice, nonché assessora alla Sanità. Poi terzopolista quando Renzi e Calenda ancora fingevano di stare bene insieme e, prima di scoprire che all’ombra del Duomo non li avrebbero votati neanche i loro parenti, pensavano in grande. Financo piddina, quando nel Partito democratico si levarono autorevoli voci ad ergerla come sicuro campione spacca destra e dunque da appoggiare senza indugi. Per un nanosecondo Letizia ha pensato anche di giocare in proprio fondando un partito, Italia Migliore, che non è mai uscito dalla testa di chi l’ha pensato: la sua. Infine, la notizia del ritorno alla casa del padre politico (che non c’è più) ma di cui la Moratti in cuor suo ambisce a raccogliere l’eredità. In comune con Silvio Berlusconi ha i soldi, ma le manca purtroppo una prerogativa che non si compra: il carisma. Una consapevolezza su cui l’ex sindaca di Milano ha molto lavorato, coadiuvata dalle migliori e più costose menti del marketing politico, ma con esiti frustranti.
Ho sempre detto che le porte di @forza_italia sono aperte a chi condivide i nostri valori e la nostra visione della società. A chi è disposto a battersi per le nostre idee senza nulla in cambio. Bentornata nella tua famiglia politica, Letizia! pic.twitter.com/q7jj5kS2ni
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) October 10, 2023
Moratti guardaspalle di Tajani sempre più criticato nel partito
Adesso che la pecorella girovaga è rientrata nell’ovile di Forza Italia, si ripromette di agguantare una poltrona che la liberi dalle catene dell’ilarità collettiva. In vista ci sono le elezioni europee, ed è più che naturale pensare che sia lì che Moratti vada a puntare. Nell’attesa, si accontenta di essere il capo della Consulta del partito, qualcosa di così indefinito che persino Google si rifiuta di tracciare. Quel che si capisce è che, con l’intento di difendersi dagli strali dell’ala ronzulliana che lo accusa di essersi schienato a pelle di leopardo sulla Meloni, Tajani se l’è messa accanto per proteggersi il fianco più dolente. Il fatto poi che Moratti sia detentrice di notevoli disponibilità economiche non guasta in un momento in cui i padroni della baracca, ovvero gli eredi del Cavaliere, hanno fatto capire che non hanno più intenzione di sobbarcarsene tutto il peso. Di qui l’appello accorato del segretario nella tre giorni col morto di Paestum affinché gli azzurri morosi (molti dai nomi illustri) mettessero subito mano al portafoglio. Di qui la speranza che la figliuol prodiga Letizia sia generosa verso chi, anche a costo di trasformare Forza Italia in un hub di arrivi e partenze, ha deciso di riportarsela a casa.