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Perché anche Sanremo 2024 targato Amadeus sarà un Festivalbar
Amadeus ha annunciato il cast del prossimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo, edizione 74. Cast che verrà poi rimpinguato dai tre nomi che accederanno alla categoria Big per aver vinto l’imminente contest Sanremo Giovani, portando a 30 il numero dei concorrenti in gara.
Un cast che sorprende, ma solo a metà
Sì, 30. Perché Amadeus, giunto alla sua ultima, per ora, edizione alla conduzione e alla direzione artistica – con questa del 2024 saranno cinque di fila – ha ancora una volta deciso che il regolamento del Festival, da lui stesso redatto, poteva essere tranquillamente modificato in corsa, andando ad allargare il range dei concorrenti. Se infatti domenica tutti ci aspettavamo i 23 nomi, molti pronti a dire «era già tutto previsto», come nel noto inciso cantato una vita fa da Riccardo Cocciante, il presentatore veronese di origini siciliane, con un vero colpo di teatro, ha sorpreso tutti annunciando all’inizio del Tg1 che il numero sarebbe stato più alto, e andando poi a sciorinare i 27 nomi da se medesimo scelti, 13 in un primo blocco, 14 nel blocco successivo. Se è vero che in parte i nomi presentati erano assolutamente telefonati – erano presenti in tutte le liste fake che nelle ultime settimane, come ogni anno, intasano la Rete – come Annalisa, Angelina Mango, The Kolors approdati al Festival come per acclamazione universale forti di hit messe a segno durante l’estate, è altrettanto vero che ci sono anche delle sorprese davvero inaspettate, nomi che hanno fatto letteralmente saltare sulla sedia i tanti addetti ai lavori che a casa aspettavano di sapere chi avremmo visto calcare le assi dell’Ariston a febbraio, in quelle che a questo punto si prospettano come interminabili serate.
Amadeus ha accolto il gotha del mercato: da Geolier ad Annalisa, da Mr Rain ad Alfa e Rose Villain
Questo quindi l’elenco che Amadeus ha annunciato: Fiorella Mannoia, Geolier, Dargen D’Amico, Emma, Fred De Palma, Angelina Mango, La Sad, Diodato, Il Tre, Renga e Nek, Sangiovanni, Alfa, Il Volo, Alessandra Amoroso, Gazzelle, Negramaro, Irama, Rose Villain, Mahmood, Loredana Bertè, The Kolors, Big Mama, Ghali, Annalisa, Mr Rain, Maninni e i Ricchi e Poveri. Un cast incredibile, va detto, e non fossimo lucidamente a fissare il sistema musica da lungo tempo si potrebbe quasi azzardare un ce n’è per tutti i gusti. In realtà Amadeus – che non crediamo affatto mollerà l’osso nel 2025, con una conduttrice posta frontalmente per ricordare che il mondo della musica è saldamente e indissolubilmente in mano agli uomini – ha definitivamente spostato a Sanremo quello che un tempo era lo spirito del Festivalbar. Con la scusa di inseguire il gusto delle radio, proprio oggi che le radio a causa di Spotify e affini stanno morendo in una costante emorragia di ascoltatori e di hype, Amadeus ha raccolto a sé il gotha del mercato, reale o apparente. Quindi ecco ancora una volta il campione di vendite, Geolier, che a fine anno sarà titolare dell’album più ascoltato, il suo Il coraggio dei bambini è infatti il lavoro che andrà a sostituire in vetta Sirio di Lazza, a sua volta a sostituire Taxi Driver di Rkomi, tutti di volta in volta poi in gara al Festival. Ecco Annalisa, nostra signora del pop con la tripletta Bellissima, Mon Amour e Ragazza sola, il suo primo Forum roba di poche settimane fa. Ecco i The Kolors, la cui ItaloDisco è diventata da outsider il vero tormentone dell’estate. Ecco Angelina Mango, che a oggi è la donna dei record per ascolti e velocità di raggiunta del vertice delle classifiche in questo anomalo 2023. Ecco Alfa, uno dei pochi in gara senza una major alle spalle, lui è con Artist First, forte del megasuccesso di Bellissimissima, hit assolutamente jovanottiana che ha portato un po’ di solarità in un tempo altrimenti musicalmente spesso oscuro. Volendo anche ecco Mr Rain, che con la sua Supereroi è stato uno dei vincitori morali dell’ultima edizione del Festival a metà con Tananai, e anche ecco Rose Villain, nome magari non notissimo a un pubblico mainstream, ma che coi suoi duetti ha conquistato un bel numero di dischi di platino, spesso facendo da traino ad artisti non esattamente in splendida forma, è il caso di questa estate di Fragole con Achille Lauro.
La carica degli ex vincitori: un modo per rimettersi in gioco
Poi c’è chi al Festival ci è stato e lo ha anche vinto, con alterne fortune. Partiamo da Diodato, che è arrivato primo nell’anno peggiore, il 2020, giusto un paio di settimane prima che la pandemia ci chiudesse tutti in casa, di nuovo a Sanremo per provare a capitalizzare un talento indubbio. Segue Emma che invece non è mai sparita dalla scena, spesso dalle parti di Maria De Filippi, ma che negli anni ha visto il proprio gradimento erodersi, al punto da essere finita a fare un tour in locali decisamente meno ambiziosi di quelli cui avrebbe dovuto puntare, la necessità di rifarsi il maquillage è quindi assolutamente stringente. Ecco Mahmood, anche lui un po’ in affanno, nonostante le due vittorie nei suoi due ultimi passaggi sanremesi, da solo con Soldi e in coppia con Blanco con Brividi. I concerti però non hanno incontrato il plauso del pubblico. Poi c’è Il Volo, che torna a Sanremo dopo aver conquistato il mondo, di nuovo all’Ariston per presentare il primo progetto pop, lontano dai classici e dalla lirica, una delle attese più curiose del Festival. Ecco anche Francesco Renga, vincitore nel 2005 con Angelo, stavolta in gara con Nek, dopo un album e un tour in coppia, anche in questo caso una carriera un po’ da rimettere in sesto, e comunque la voglia di far conoscere un progetto atipico, che vede due popstar di mezza età mettersi in gioco.
La categoria streaming: tante visualizzazioni, ma poca notorietà mainstream
Altra categoria presente, e non poteva che essere così, quella di chi si muove o si è mosso proprio nel mondo dello streaming, portando a casa risultati importanti, anche senza necessariamente essere entrato nell’immaginario collettivo (lo streaming è trasversale anagraficamente solo nella narrazione di chi lo pratica, nei fatti è appannaggio di un pubblico esclusivamente di giovanissimi). Quindi la presenza di Fred De Palma, re indiscusso dei tormentoni estivi in odor di reggaeton, di Il Tre, rapper invero piuttosto interessante e originale, di Sangiovanni, già passato da Sanremo dopo essere esploso a Amici, e incappato in un semiflop con il brano proposto in coppia con Mr Rain, e dello stesso Ghali, recentemente fuori con un lavoro duramente stroncato dalla critica, va letta in questa maniera. Irama, che è uno con numeri pazzeschi e con una carriera interessante alle spalle, torna a breve giro per rilanciare, si suppone, il lavoro split con Rkomi, No stress, presentato come un futuro blockbuster ma al momento abbastanza fermo ai blocchi di partenza… staremo a vedere.
I pezzi da novanta – Mannoia, Bertè, Negramaro – e la sottocategoria Granny rappresentata da I Ricchi e Poveri
Arrivano poi i pezzi da novanta, si parli di carriera o di numeri. Ecco quindi Fiorella Mannoia, che si mette nuovamente in gioco dopo aver sfiorato la vittoria nel 2017 con Che sia benedetta – Occidentalis Karma di Gabbani a sfilarle il primo posto da sotto il naso – Loredana Bertè, in ritrovato stato di grazia, una delle nostre artiste più originali e dotate di propria personalità; i Negramaro, che avevano a suo tempo giurato non sarebbero più tornati al Festival dopo l’ingiusta eliminazione proprio nel Sanremo di Angelo con Mentre tutto scorre, ma che si rimettono in gara anche per lanciare, si suppone, il prossimo tour negli stadi. I Ricchi e Poveri – che potrebbero rientrare sia nella categoria dei pezzi da novanta, seppur si dovrebbe più dire pezzi da 70 e da 80, come in quella degli ex vincitori – rientrano in realtà nella classica categoria Granny, tanto cara ad Amadeus, quella occupata in passato da Orietta Berti, o dai Cugini di Campagna. Un contentino al pubblico over 60 di Rai1, verrebbe da ipotizzare. Comunque un felice ritorno per chi la storia di Sanremo l’ha fatta davvero.
Gli outsider Gazzelle, Big Mama e lo sconosciuto Maninni e il colpaccio Amoroso
Ci sono poi i classici outsider, tali non solo per il pubblico televisivo o musicalmente mainstream, ma in un caso anche per noi addetti ai lavori. Come I La Sad, trio pop-punk o punk-pop assolutamente imprevedibile, con una energia che difficilmente sarà contenibile durante i giorni del Festival e che siamo sicuri ci daranno belle soddisfazioni, diciamo la quota Rosa Chemical di quest’anno. Ecco Big Mama tornata a Sanremo dopo il bellissimo duetto dello scorso anno con Elodie, in una American Woman assolutamente da incorniciare, femminista cazzutissima (vedi il patriarcato che è in me) pronta a regalare sicuramente una ventata di contenuti e potenza. Ecco Gazzelle, la quota indie di questa tornata, lui che ha già fatto uno Stadio Olimpico, che è comunque un nome di peso di quello che viene comunemente indicato come l’itPop e che ha a suo modo plasmato una generazione di 20enni con le sue rime in bilico tra malinconia e disincanto. Segue Maninni, quello che ha fatto chiedere a tutti: «E questo chi è?», cantante barese passato per il preserale di Amici anni fa, vincitore non arrivato al Festival di Sanremo Giovani l’anno scorso, talento tutto da scoprire. Ultima ma non ultima c’è poi il vero colpaccio di Amadeus, quella Alessandra Amoroso annunciata come possibile concorrente tutti gli anni dalla sua vittoria di Amici, ormai nel 2009, e che finalmente arriva in gara, dopo essere transitata di lì più e più volte come ospite. Un ritorno inaspettato, proprio per quel suo essere la Godot del pop italiano, che la riporta in scena dopo la vicenda della shit storm su TikTok che l’ha duramente provata nell’ultimo anno.
Sanremo 2024 all’insegna di un pop omogeneo e molto maschile
Ce n’è per tutti i gusti? No, assolutamente. C’è un pop piuttosto omogeneo, certo con sfumature che passano dal rap all’indie, con punte sul classico, ma che tagliano fuori tutta una fetta di ascoltatori, tipo i 50enni, ancora una volta tagliati fuori del tutto. Non ci sono cantautori, per dire, non ci sono cantautrici, ancora più per dire, la presenza di sole nove donne in gara, a fronte di 30 uomini – tanti sono i maschietti contando i membri delle band e i duetti – grida vendetta. Come sempre a Sanremo non ci sono tutti quegli artisti che non gravitano fuori dal mondo delle major e quindi dal mondo di Spotify, ultimamente divenuto vero e proprio giardino del Re per quel che riguarda la musica. Il Festival di Amadeus incontrerà sicuramente il placet di un vasto pubblico, perché a un vasto pubblico fa l’occhiolino. Il problema è che è del tutto identico alle classifiche di vendita, non è affatto vero il contrario, così come a tutto ciò che è musica e passa dalla televisione (il fatto che nell’era dei social, di Spotify e delle piattaforme si finisca sempre a inseguire la tv prima o poi andrà approfondito). Così anche quest’anno avremo un cast di Sanremo che somiglia a quello del Concertone del Primo Maggio che somiglia a quello dei vari Battiti Live o Power Hits Estate e che somiglia addirittura a quello da seconda o terza serata del Club Tenco, tutto uguale e ad appannaggio dei soliti nomi. Poi, è chiaro, a Sanremo guarderemo tutti con curiosità e anche divertimento, perché quei nomi sono comunque interessanti, in alcuni casi anche sorprendenti. Ah, dopo 10 anni dalla vittoria di Arisa sarebbe il caso vincesse una donna, vuoi vedere che è la volta buona che Annalisa porta a casa la statuetta con la palma e il leone?