Patrick Zaki si è laureato con 110 e lode a Bologna, tesi discussa in videocollegamento dall’Egitto

Patrick Zaki è diventato finalmente dottore nel Master Gemma in Women’s and Gender Studies presso l’Università di Bologna, con una votazione di 110 e lode. La discussione della tesi è avvenuta in videocollegamento dall’Egitto, dato che l’attivista non è stato autorizzato a lasciare il Paese e venire in Italia.

La citazione di Mandela: «Tutto è impossibile finché non si realizza»

«Sono stato fortunato ad essere parte dell’Università di Bologna. Sarò per sempre grato per tutto il supporto e l’affetto che ho ricevuto da tutta Italia. Spero di tornare presto per completare la mia felicità», ha twittato Zaki. «È stato un percorso difficile, oggi siamo molto felici, è un giorno di festa, ma la festa vera la faremo quando ti potremo abbracciare a Bologna», ha auspicato il rettore Giovanni Molari. «Tutto è impossibile finché non si realizza», ha risposto Patrick Zaki citando Nelson Mandela, aggiungendo poi: «Lo studio è stata la mia resistenza, oggi sono felice».

Patrick Zaki si è laureato con 110 e lode all'Università di Bologna, tesi discussa in videocollegamento dall'Egitto.
Patrick Zaki (Getty Images).

Aveva consegnato la tesi il 18 giugno, poi la richiesta respinta di poter lasciare l’Egitto

Lo studente e attivista, a processo in Egitto, aveva consegnato la copia finale della sua tesi all’università emiliana il 18 giugno, annunciando l’intenzione di presentare «una nuova richiesta al pubblico ministero egiziano per chiedere di poter viaggiare in Italia in modo da poter partecipare alle cerimonie di difesa e di laurea», a condizione del ritorno in patria «prima di ogni impegno legato alle sessioni di processo, previste per il 18 luglio». Aveva poi aggiunto: «Spero che stavolta prevarrà la voce della ragione e della saggezza, che mi sarà consentito viaggiare e che il mio futuro non sia ulteriormente compromesso». L’autorizzazione non era stata però concessa. Zaki è stato arrestato il 20 febbraio del 2020 di ritorno al Cairo per visitare la famiglia. A quel giorno sono seguiti 22 mesi di dura prigionia, poi la scarcerazione e l’avvio di un processo, tuttora in corso, per il reato di diffusione di notizie false.

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