Archivio
- Novembre 2024 (39)
- Agosto 2024 (1)
- Dicembre 2023 (73)
- Novembre 2023 (1333)
- Ottobre 2023 (1631)
- Settembre 2023 (1468)
- Agosto 2023 (1417)
- Luglio 2023 (1389)
- Giugno 2023 (441)
- Maggio 2020 (30)
- Marzo 2020 (94)
- Febbraio 2020 (1)
- Gennaio 2018 (10)
Non solo la morte spettacolare di Prigozhin: le purghe di Putin all’ala più esagitata
Evidentemente il tempo di Yevgeny Prigozhin si era esaurito. Due mesi dopo la marcia della giustizia – mezzo ammutinamento, mezzo colpo di Stato, totale fiasco – l’ex cuoco di Vladimir Putin è stato fatto fuori in maniera spettacolare. Messaggio chiaro del Cremlino per tutti quelli che vogliono mettersi di traverso, soprattutto in tempo di guerra, quando c’è bisogno di maggiore compattezza, e a un anno dalle elezioni presidenziali, quando ci sarà bisogno di un unico candidato, il solito da oltre quattro lustri. Questa lettura è la versione più corta e semplice della storia del rapporto tra Prigozhin e Putin, fatto di interesse reciproci per una ventina d’anni e finito con un’esplosione a 10 mila metri d’altezza sopra i cieli di Tver. Facciamo finta che sia così.
Timore che Prigozhin avesse in mano materiale compromettente
Non c’è bisogno di stupirsi molto per l’esito di un duello, quello tra Prigozhin e i vertici dell’apparato militare e dell’intelligence, che è andato avanti per mesi ed è sfociato appunto con la strana ribellione, poi abortita, di fine giugno. Da allora, da un lato il capo di Wagner ha cercato ci ritagliarsi un ruolo al di fuori del teatro ucraino, dove tra l’altro l’assenza dei suoi mercenari non pare essersi troppo sentita, mentre dall’altro si sono preparate la vendetta, la ristrutturazione del gruppo e forse anche le contromisure nei confronti di eventuali mosse postume dello stesso Prigozhin nel caso avesse avuto in mano qualche sorta di materiale compromettente.
Un favore non richiesto al presidente nella cornice delle faide interne?
Otto settimane sono bastate quindi per capire da una parte che la resa dei conti definitiva si stava facendo vicina, e a nulla sono servite le precauzioni per muoversi sottotraccia, e dall’altra per approntare il piano da eseguire alla prima occasione buona. La vendetta personale di Putin di fronte al tradimento del vecchio amico, appunto. O quella dei siloviki, col benestare tacito del Cremlino, per eliminare un personaggio sempre mal sopportato e diventato comunque ingestibile? O ancora un favore non richiesto al presidente nella cornice delle faide interne? Oppure un’operazione di un gruppo ostile a Putin per far capire che chi comanda a Mosca in realtà non è il capo dello Stato?
Difficile che il capo della Wagner sia ancora vivo e abbia sacrificato i fedelissimi
Probabilmente è meglio non farsi troppe domande, se si vuole stare alla lettura più immediata, o banale che dir si voglia. Ammesso e non concesso ovviamente che sull’aereo in volo tra Mosca e Pietroburgo ci sia stato veramente Yevgeny Prigozhin e lo chef di Putin non abbia sacrificato i suoi più intimi per cercare di far perdere definitivamente le sue tracce e trovare riparo in qualche angolo del mondo, al sicuro dalla vendetta annunciata dai suoi vecchi amici e nuovi nemici. Forse.
Surovikin, Girkin e gli altri: domata l’ala più esagitata e indipendente
Certo è che per le frange ultranazionaliste russe, non solo Prigozhin, ma anche qualche generale tipo Sergei Surovikin, o altre teste calde come Igor Girkin, le cose non stanno andando troppo bene. Sono stati tutti messi a tacere con le buone o con le cattive da coloro che in questo contesto passano adesso per moderati, vale a dire dal Cremlino in giù, gli uomini dell’apparato militare e dell’intelligence: i falchi un po’ meno falchi, insomma. Le purghe putiniane stanno mettendo dunque da parte l’ala più esagitata e indipendente del largo spettro anti-occidentale e anti-ucraino e quel che rimane a Mosca è ancora Vladimir Vladimirovich con il suo cerchio magico ristretto, ma che in vista delle elezioni del 2024 sarà più elastico. Con buona pace di coloro che pur di vederlo sparire della faccia della Terra avrebbero augurato a Prigozhin successo nella marcia di giugno e ora lo trattano come un martire vittima della brutalità del Cremlino. Dando per scontato che sul volo Ra 02795 ci sia stato davvero lui.