Nicola Rossi da economista eretico del Pd a consulente di Meloni per il Pnrr

Per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza il governo Meloni chiede una mano a un ex Partito democratico, per quanto “eretico”. La struttura di missione per il Pnrr, infatti, ha assoldato come collaboratore Nicola Rossi, economista con un curriculum lunghissimo: Banca d’Italia, già consigliere economico del presidente del Consiglio Massimo D’Alema, deputato e senatore tra le fila del Pd e, più di recente, nel consiglio di amministrazione di diverse banche. Un profilo eterodosso che lo ha portato lontano dai dem già da oltre 10 anni. Troppo liberale per rimanere nel centrosinistra italiano, tanto che in una recente intervista tivù ha spiegato: «Speravo che il Pd ospitasse anche valori liberali, ma questo non è. Chi ha una cultura liberale deve cercare casa altrove». Non a caso Rossi è stato animatore dell’Istituto Bruno Leoni, think tank liberale.

Nicola Rossi da economista eretico del Pd a consulente di Meloni per il Pnrr
Nicola Rossi (Imagoeconomica).

Compenso: 50 mila euro lordi l’anno fino al 31 dicembre 2026

Ora il governo di Giorgia Meloni ha chiamato Rossi per «lo svolgimento di attività di supporto e consulenza in materia economica, con riferimento all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in complementarietà con le politiche di coesione, anche attraverso lo studio e l’analisi delle valutazioni di impatto degli investimenti e delle riforme incluse nel Piano, in termini macroeconomici e con riferimento agli obiettivi concordati a livello europeo, supportando la Struttura nell’individuazione di eventuali criticità nell’attuazione dello stesso e nell’elaborazione delle proposte utili al loro superamento». L’economista ha firmato un contratto per un compenso di 50 mila euro lordi l’anno con una durata fino al 31 dicembre 2026.

Critico con i governi Conte e Draghi per la stesura del Piano

Ma cosa pensa Rossi del Pnrr? Durante un’intervista su La7 del giugno 2023, l’economista ha criticato la stesura del Piano, fatta durante i governi Conte e Draghi: «L’errore serio fatto è stato quello di portare a casa tutto ciò che si poteva portare e dire “dopo ci pensiamo”. Ma non si fanno le cose così».

Nicola Rossi da economista eretico del Pd a consulente di Meloni per il Pnrr
Giuseppe Conte e, dietro di lui, un’immagine di Mario Draghi (Imagoeconomica).

Per lui, infatti, «il vero rischio è che i soldi si spendono ma che poi non si traducano in capacità di crescita, perché allora ci ritroviamo con un debito che non finisce più e non abbiamo la possibilità di rimborsarlo». L’errore capitale per l’economista, infatti, è stato quello di accedere a tutte le risorse messe a disposizione dalla Commissione Ue, anche quelle a debito. Lo spettro, aveva spiegato ad aprile dalle colonne del Foglio, era quello di sprecare fondi.

L’utilizzo a qualunque costo delle risorse e il rischio spreco

L’impegno delle amministrazioni pubbliche sarà quello «dell’utilizzo, a qualunque costo, delle risorse disponibili. Progetti improponibili diventano inaspettatamente possibili perché pronti per l’uso. Obiettivi accantonati riemergono improvvisamente dall’oscurità, consentendo ai loro proponenti di vivere una vita nuova e inattesa. Il risultato è molto spesso ottenuto. Ogni somma disponibile trova più o meno miracolosamente la sua destinazione. Lo spettro della perdita delle risorse si allontana. Lo spreco, però, è assicurato», aveva criticato.

Nicola Rossi da economista eretico del Pd a consulente di Meloni per il Pnrr
Nicola Rossi con Carlo Cottarelli (Imagoeconomica).

E sul Mes? «Non vedo motivi per non ratificarlo»

«Questa sequenza di eventi era scritta nelle scelte del 2020 relative al Pnrr e nella irresponsabile e sconsiderata decisione del governo dell’epoca di raccattare ogni risorsa disponibile – unico fra i principali Paesi europei – lasciando immaginare agli italiani che si trattasse di risorse provenienti dall’albero degli zecchini d’oro di Pinocchio che non a caso si trovava nella città di Acchiappacitrulli. Ed è una sequenza di eventi che è stata ribadita dalla improvvida decisione del governo entrato in carica successivamente di non ridiscutere una scelta visibilmente tanto irragionevole quanto pericolosa». Per questo aveva poi benedetto la decisione dell’esecutivo Meloni di ridiscutere il Piano. Posizioni, quindi, in linea con il governo o magari proprio suggerite all’esecutivo. Ma avvertite Raffaele Fitto di non chiedergli del Mes: «Non vedo motivi per non ratificarlo», aveva risposto in televisione. E non si vedono motivi per cui debba aver cambiato idea.

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