Neuralink, svelata la macabra morte delle scimmie nei test di laboratorio

«Nessuna scimmia è morta durante i test di Neuralink». Con queste parole Elon Musk, a inizio settembre, ha negato qualsiasi complicazione durante la sperimentazione sugli animali di un impianto cerebrale. Una nuova indagine di Wired, però, ha scoperto un quadro totalmente diverso, documentando macabri dettagli sul decesso di almeno 12 macachi dopo lunghe sofferenze. La pubblicazione dei documenti è arrivata in un periodo intenso per la società di neurotecnologia, che solo il 20 settembre ha annunciato il reclutamento di volontari per iniziare i test sull’uomo. «Nel lungo termine ridurremo i rischi per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale», ha scritto Musk in un post su X. «Immaginate se Stephen Hawking avesse potuto goderne».

Edemi cerebrali e paralisi parziali, così sono morte le scimmie nei test Neuralink

Per la sua indagine, Wired ha analizzato i registri veterinari pubblicati nel 2022 ma risalenti ai test effettuati fra il settembre 2017 e il 2020. Alla ricerca ha contribuito il Physicians Committee for Responsible Medicine, organizzazione no profit che lotta per abolire la sperimentazione sugli animali vivi. «Le parole di Musk sono fuorvianti e categoricamente false», ha spiegato un portavoce. «Sono solo un modo per mascherare ciò che è accaduto in quei laboratori». Uno dei casi più gravi riguarda l’Animale 20, operato nel dicembre 2019. Durante l’intervento, parte del chip si è rotta senza che gli scienziati potessero accorgersene. La notte seguente, il macaco ha iniziato a grattarsi la testa fino a strattonare con violenza un connettore. Il giorno dopo è stata eseguita una nuova operazione, ma le infezioni avevano danneggiato irreparabilmente il cervello, portando all’abbattimento.

Almeno 12 cavie di Neuralink soppresse dopo tremori, emorragie e paralisi. Elon Musk ha negato le accuse e parla di animali malati terminali.
Il fondatore di Neuralink Elon Musk (Getty Images).

Già qualche mese prima, nel marzo dello stesso anno, stessa sorte era toccata a una femmina identificata come Animale 15. Alcuni giorni dopo l’intervento chirurgico, ha iniziato a sbattere la testa sul pavimento senza ragione apparente. Fortemente a disagio, ha tirato i cavi legati al cranio con forza fino a sanguinare, prima di sdraiarsi e tenersi per mano con il compagno di stanza. Dopo aver perso la coordinazione nei suoi movimenti e aver iniziato a tremare per diversi mesi, gli esperti hanno deciso di sopprimerla. Nel marzo 2020 un’altra scimmia dei test di Neuralink, l’Animale 22, ha affrontato lo stesso destino. Due viti infatti si allentarono a tal punto da poter essere tolte a mano libera. Un «errore puramente meccanico» ha scritto la società nel referto, preoccupata solo dal sottolineare che il decesso non derivasse direttamente dal chip.

Elon Musk ha detto di aver usato solo scimmie malate terminali

La nuova indagine di Wired ha anche confutato la dichiarazione di Musk secondo cui Neuralink avesse usato per i suoi test solo scimmie «malate terminali e già vicine alla morte». Un ex dipendente della società, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha parlato di affermazioni «ridicole se non persino pura invenzione». Ha ricordato come i primati siano rimasti nei laboratori almeno un anno prima di entrare nel programma di sperimentazione al fine di ottenere una «formazione comportamentale» adeguata. Altri esperti hanno poi sottolineato la giovane età dei macachi in questione, in cui difficilmente così tanti esemplari possono essere a un passo dal decesso. «Impossibile sostenere le affermazioni di Musk, non erano terminali».

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