Nadef, oltre 23 miliardi di deficit in tre anni: «Servono scelte difficili»

La situazione economica e di finanza pubblica «è più delicata di quanto prefigurato in primavera». Lo ha affermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nadef. Nella relazione al Parlamento sul documento, si legge che «gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025». Per un totale di 23,5 miliardi di deficit in tre anni. Nel 2026, invece, il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all’indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare lo stesso al di sotto della soglia del 3 per cento.

Spazi in deficit del 2023 destinati a pensioni, Pa, immigrazione e famiglie

Per il titolare del dicastero di via XX settembre, «in una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili». Il governo, ha spiegato, ha scelto di affrontare i problemi più impellenti – inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia. Gli spazi in deficit del 2023, si legge nella Nadef, saranno destinati, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori. In arrivo anche «una misura innovativa a favore delle famiglie con redditi medi e bassi». Nel 2024 e 2025 le risorse saranno utilizzate per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro, per l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, per il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, per la prosecuzione dei rinnovi contrattuali della Pa, con particolare riferimento alla sanità, per il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del Pnrr, nonché per il finanziamento delle politiche invariate.

Tornano le privatizzazioni

Per garantire la sostenibilità del debito e «coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche», il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil nel 2024-2026. Le dismissioni riguarderanno partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico.

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