Morto suicida il capitano della squadra thailandese intrappolata in una grotta nel 2018

Duangphet Phromthep, 17 anni e capitano della squadra di calcio thailandese dei Wild Boars rimasta intrappolata in una grotta nel 2018, si è tolto la vita il 12 febbraio 2023 mentre era a scuola, nel Regno Unito. La causa della morte è stata certificata a novembre dalle autorità inglesi dopo una lunga inchiesta.

Il clamore mediatico della vicenda

Nel giugno del 2018 i media di tutto il mondo avevano seguito con apprensione lui e i suoi compagni dopo che un’improvvisa tempesta monsonica li aveva bloccati nella grotta di Tham Luang Nang Non, in Thailandia, per nove giorni. I ragazzi e il loro allenatore di 25 anni erano stati salvati da un’operazione internazionale di ricerca che ha coinvolto 10 mila persone, e le immagini del loro salvataggio erano state trasmesse in tutto il mondo. La loro storia è stata anche raccontata in un documentario su Netflix, The trapped 13: come siamo sopravvissuti, e da un film, Tredici vite di Ron Howard. La drammatica vicenda che ha coinvolto il gruppo di giovani ha fatto guadagnare a Duangphet, conosciuto come “Dom”, una fama mondiale come capitano della squadra di football.

La squadra dei Wild Boars all’anteprima della serie Netflix “The trapped 13”, nel 2019 (Getty Images).

Dom «non voleva essere sotto i riflettori»

Le cause dietro al gesto estremo di Dom non sono note. Alcuni media riportano che il giovane soffrisse lo stress derivato dal clamore mondiale che la vicenda aveva attratto su di lui. Stando a quanto ha riferito al Times la psicologa che lo aveva seguito dopo l’incidente, «Dom non voleva essere sotto i riflettori. Non gli piaceva che le persone lo cercassero o che gli chiedessero della vicenda della grotta. Si lamentava del fatto che la sua privacy non venisse protetta». L’inchiesta su Dom è stata aperta il 22 febbraio e si è conclusa il 4 ottobre presso la corte del coroner di Leicester. Nel verbale dell’inchiesta, la professoressa Catherine Mason ha dichiarato: «Phromthep non era noto ai servizi di salute mentale e non si sa perché abbia intrapreso le azioni che ha compiuto. Non poteva essere previsto né evitato». «L’indagine della polizia», ha aggiunto Mason, «non ha trovato prove di coinvolgimento di terzi o circostanze sospette».

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