Morte di Valeria Fioravanti: meningite scambiata per mal di testa. Indagati tre medici

Tre sanitari rischiano un processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Valeria Fioravanti, 27 anni, avvenuta lo scorso gennaio. Le avevano detto che si trattava semplicemente di mal di testa e mal di schiena, mentre erano davanti a un caso di meningite. Secondo la perizia richiesta dalla pubblica ministera Eleonora Fini la malattia non è stata riconosciuta e non sono stati svolti per tempo gli esami specifici necessari.

Il primo malore e la diagnosi di cefalea

Tutto ha avuto inizio il giorno di Natale, il 25 dicembre, quando Valeria si è recata nel primo dei quattro ospedali in cui ha chiesto assistenza: il policlinico Campus Biomedico dove ha mostrato un foruncolo infiammato sotto l’ascella destra. Dopo la rimozione da parte di un chirurgo e due punti di sutura, viene mandata a casa. Trascorsi quattro giorni, non si sente bene. Viene ricoverata al policlinico Casalino dove i medici le diagnosticano una cefalea provocata, con tutta probabilità, da un movimento brusco mentre si lavava i capelli, e le prescivono il toradol, un antinfiammatorio.

Valeria Fioravanti (Foto Facebook).

Il peggioramento e il secondo errore

Intanto le condizioni della 27enne si aggravano, tanto che il quattro gennaio Valeria decide di farsi visitare in un altro ospedale, il San Giovanni Addolorata. Ancora una diagnosi diversa: si tratterebbe di dolori causati da una lombo sciatalgia. Due giorni dopo, il ritorno in ospedale. A quel punto, il medico che la visita dispone una tac celebrale che rivela una meningite acuta in fase conclamata, a cui segue il ricovero in terapia intensiva allo Spallanzani. Il sette gennaio la giovane entra in coma, viene sottoposta a un intervento, morendo tre giorni dopo.

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