Mit, le grane di Salvini per la possibile nomina di Baldoni e per gli incarichi di Liguori

Nuovi grattacapi in vista per “l’ingegner” Matteo Salvini, che almeno potrà servirsi dell’ormai proverbiale caschetto per proteggersi dagli strali in arrivo dai sindacati della Pa e dal Parlamento. Nel mirino, infatti, sono finite alcune sue mosse al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, soprattutto in relazione a qualche nomina esterna e alla parabola di certe carriere interne. Giovedì 3 agosto in Cdm il leader leghista ha portato in esame preliminare due Dpcm, uno per la riorganizzazione dei suoi uffici di diretta collaborazione e l’altro per il riassetto complessivo del dicastero di Porta Pia.

Aumentano dipartimenti e direzioni generali: spazio al comparto del mare mentre sparisce la mobilità sostenibile

Soprattutto nel secondo caso ci sono novità importanti, secondo lo schema proposto ai sindacati. Le poltrone aumentano, con i dipartimenti che passano da tre a quattro e le direzioni generali che lievitano da 18 a 20. Il provvedimento codifica l’incremento di due posizioni di dirigente generale e 22 posti di dirigente non generale. Sparisce il dipartimento della “mobilità sostenibile” e viene cancellato l’aggettivo “sostenibile” che punteggiava qui e lì i nomi di alcune direzioni. L’etichetta piaceva molto al predecessore di Salvini, Enrico Giovannini, che l’aveva usata addirittura per ribattezzare l’intero dicastero. Ma, si sa, il Capitano la pensa in tutt’altro modo e infatti ha da tempo lanciato la sua personale crociata contro quello che considera un certo ambientalismo à la page. Al tempo stesso, nello schema di decreto si cerca di far fronte alle esigenze che derivano dal Pnrr e dal nuovo Codice degli appalti. E si tenta di dare più spazio al comparto del mare, rispondendo così alle storiche lamentele degli stakeholder che rimpiangono i tempi in cui avevano addirittura un intero ministero di riferimento; dunque, adesso un dipartimento viene intitolato alla navigazione e si sdoppia l’attuale direzione che si occupa sia della logistica dei porti sia della mobilità marittima. Insomma, il tentativo è quello di rafforzare la presa del Mit sull’enorme bacino della blue economy.

Mit, le grane di Salvini per la possibile nomina di Baldoni e per gli incarichi di Liguori
Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Per la direzione generale della digitalizzazione del Mit è in pole Baldoni dal ministero del Turismo

Nello schema, però, salta all’occhio pure la creazione di un dipartimento intestato alla digitalizzazione. È proprio su questo fronte che sta maturando qualche rogna per Salvini. Secondo quanto risulta a Lettera43, infatti, è in rampa di lancio la nomina a capo della Direzione generale per la digitalizzazione, i sistemi informativi e statistici del Mit di un dirigente esterno, Francesco Baldoni, in arrivo dal ministero del Turismo (interessato anch’esso, in queste ore, da un provvedimento di riassetto interno). Classe 1970, Baldoni è un ingegnere informatico che ha nel suo passato, andando a ritroso, una brevissima esperienza in Agid, otto mesi ancora al ministero del Turismo, un anno all’Asl di Latina e un periodo di lavoro ultradecennale al ministero della Giustizia. Si tratta insomma di un dirigente di seconda fascia che non ha competenze specifiche sulle infrastrutture o sulle opere pubbliche, eppure si prepara a prendere le redini di una direzione generale strategica al Mit (almeno nell’assetto attuale), cui fanno capo tra l’altro la trasformazione digitale del ministero, la gestione di Ainop, l’Archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, l’Osservatorio Smart Road che presidia lo sviluppo dei veicoli a guida autonoma e la redazione del Conto nazionale delle infrastrutture e dei trasporti.

Il malcontento tra i dirigenti del ministero: sono attesi ricorsi

Il via libera definitivo alla nomina di Baldoni è atteso dalla Funzione pubblica tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, ma tra i dirigenti in forza al Mit si è scatenato il malcontento e sicuramente pioveranno i ricorsi: alcuni di loro ritengono di essere nettamente più titolati e fanno notare che, in ragione delle norme, bisognerebbe attingere in primis alle risorse interne. Qualche sindacato è già pronto a spalleggiarli. Il 19 luglio scorso la Confsal-Unsa aveva preso carta e penna per scrivere a Salvini e denunciare: «Il ricorso a professionalità esterne non deve andare a discapito delle professionalità interne che, tra l’altro, operano com’è ben noto in condizioni di notevole carenza di risorse umane e, spesso, anche strumentali», anche perché «l’elevata specializzazione tecnico-amministrativa di questo ministero è acquisibile solamente a seguito di una lunga e diretta partecipazione ai variegati e complessi procedimenti che la caratterizzano». L’interpello in cui rientra, tra le altre, la nomina di Baldoni risale ad aprile e il sindacato a luglio protestava perché «a distanza di più di due mesi dalla scadenza per la presentazione delle candidature» non si è ancora visto «il relativo esito lasciando non coperte fondamentali posizioni organizzative ed instillando, così, anche dubbi sulla trasparenza della procedura».

Mit, le grane di Salvini per la possibile nomina di Baldoni e per gli incarichi di Liguori
Donato Liguori (Imagoeconomica).

Gli incarichi accumulati da Donato Liguori e l’interrogazione del Pd

Pure dal Partito democratico, però, mettono nel mirino il Mit, in particolare gli incarichi dell’ex funzionario dell’ufficio legislativo, Donato Liguori, promosso dirigente non generale della Struttura tecnica di missione ai tempi del governo Conte 2 grazie a un cosiddetto “articolo 19 comma 6” e poi confermato sotto l’esecutivo Draghi. In una interrogazione, il deputato Pd ed ex presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, enumera il cumulo degli incarichi aggiuntivi collezionati nel 2021 da Liguori come componente di collegio sindacale, tra autostrade (compresa Aspi), aeroporti e Autorità portuali, per un totale emolumenti pari a oltre 241 mila euro. Una cifra, va detto, da spalmare su un triennio e in un caso su un quadriennio, nonché soldi che finiranno in gran parte non all’interessato, ma al Fondo per il finanziamento della retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti di seconda fascia. Poi c’è per Liguori la carica di direttore generale dell’Ente di navigazione Laghi Maggiore, di Garda e di Como, con un trattamento economico annuo lordo di oltre 82 mila euro, riporta sempre D’Alfonso. Il deputato dem fa notare che «nell’area “Amministrazione trasparente” del ministero non risultano pubblicati i dati obbligatori» riguardanti la «retribuzione corrisposta», il «curriculum vitae» e le «dichiarazioni di incompatibilità relativi al dott. Liguori». E aggiunge che con una circolare del 2017 il Mit «ha previsto che a uno stesso dipendente non possono essere conferiti, designati ovvero autorizzati, in uno stesso anno, incarichi che cumulativamente gli assicurano, per competenza dell’anno, un provento lordo complessivo superiore alla retribuzione annua lorda» oltre al fatto «che è possibile conferire, designare o autorizzare al massimo tre nuovi incarichi annui e solo fino al limite complessivo di capienza del plafond economico di riferimento proprio del dipendente interessato». Siccome anche su Liguori circolano voci di una imminente promozione a direttore generale, che susciterebbe non poca maretta trattandosi di un “19 comma 6”, D’Alfonso ne chiede conto a Salvini e ventila «eventuali profili di danno erariale» a carico della Struttura tecnica di missione del ministero, a causa «dei molteplici incarichi espletati» da Liguori «che assorbono la quasi totalità dell’orario di ufficio istituzionale».

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