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Michela Murgia e il testamento: «E’ stato divertente per le cose affettive»
Michela Murgia, che ha curato la direzione artistica del prossimo numero di Vanity Fair, in una lunga intervista concessa al settimanale, ha scelto di raccontarsi ancora una volta, toccando le diverse esperienze che sta vivendo da quando ha scoperto di avere un tumore, ma non solo. Il numero uscirà nel mese del Pride e sarà dedicato alle famiglie queer. La scrittrice, che solo poche settimane fa ha reso noto di avere un tumore ai reni al quarto stadio, attualmente sottoposta a immunoterapia a base di biofarmaci, ha raccontato il rapporto assente col padre, la scelta di fare testamento, la sua malattia e, naturalmente, gli aspetti della sua famiglia queer.
Michela Murgia e il testamento redatto da Cathy La Torre
L’autrice e opinionista, ha annunciato di volersi prendere una pausa dagli appuntamenti pubblici, per potersi dedicare alla famiglia. Nelle librerie con il suo ultimo libro Tre ciotole, pubblicato da Mondadori, ha raccontato di aver chiuso la questione testamento, redatto assieme all’avvocata Cathy La Torre e a Claudia, così da poter valutare insieme le decisioni relative ai figli: «Dopo che hai risolto la questione immobili, che nel nostro caso era facile perché non siamo dei palazzinari, è stato divertente per le cose affettive. Tutto il mio armadio va in capo a Tagliaferri che lo distribuirà a seconda delle sue scelte. Patrizia avrà il patrimonio di gioielli e bigiotteria. Non ho mai amato l’oro e nemmeno l’argento, ma tutte le cianfrusaglie che ho accumulato nella vita peseranno circa trenta chili. La cosa buffa è stata la richiesta di Alessandro. Un elenco in cui mi ha detto: voglio i tuoi computer, le password dei tuoi account, il titolo di cavalierato francese e la pennetta usb con tutte le giocate nella community. Chiara Valerio invece non ne vuole sapere niente, lei è nella fase rifiuto».
Il rapporto con suo padre e quello con i figli
La scrittrice ha parlato del rapporto con i suoi quattro figli e della scelta di una co-genitorialità mutevolte: «Abbiamo mantenuto delle relazioni più o meno vicine in anni diversi ma nei momenti di transizione importanti erano tutti presenti in modo parentale». La Murgia ha anche parlato dell’assenza di suo padre, che non ha perdonato in quanto non lo ha mai visto pentirsi: «Non ha mai ammesso di avermi fatto male. Ha sempre detto che avevo capito male io. Che ero io a provocarlo». Famiglia, relazioni familiari e poi lei, la malattia: «Quando è arrivata la diagnosi del tumore» dopo il primo ricovero d’urgenza in ospedale «era una buona notizia, perché avevo ancora tempo, perché non sarei morta in terapia intensiva. […] Sto facendo le cose che volevo, sto amando le persone che ho voluto, ho scritto i libri che ho voluto. Quanti possono dire: Tutto quello che volevo fare, l’ho fatto?».