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Meloni tra scherzi telefonici e fuorionda dovrebbe farsi qualche domanda sull’intelligence
Più che l’opposizione poté Scherzi a parte, nota e a questo punto profetica trasmissione di punta della tivù berlusconiana che aveva capito tutto sulla vulnerabilità di vip e potenti. Alla sua legge non è sfuggita Giorgia Meloni, che nel giro di un mese è stata protagonista di due episodi che la evocano. I fuorionda del suo compagno Andrea Giambruno, la performance del duo comico russo Vovan e Lexus che hanno potuto tranquillamente chiamare Palazzo Chigi, chiedere di lei, e parlarci per una mezz’ora spacciandosi come rappresentanti dell’Unione africana.
ENGLISH SUBTITLES
The Russian comedy duo Vovan and Lexus made a prank call to Italian PM Giorgia Meloni pretending to be the head of the African Union.
In the call (confirmed as authentic by the Italian government) Meloni said that all her European colleagues are already… pic.twitter.com/ybad9AkoZv
— Crazy Ass Moments in Italian Politics
(@CrazyItalianPol) November 1, 2023
Talò capro espiatorio, Belloni stimatissima dalla premier
La vicenda ha evocato un famoso episodio di Totòtruffa, protagonisti il principe De Curtis e Nino Taranto nei panni di sedicenti diplomatici del Catonga, ma il discorso è molto più serio. E richiama all’estrema facilità con cui viene bucato l’apparato di sicurezza e protezione del primo ministro, che ha già trovato nel consigliere diplomatico Francesco Talò il suo capro espiatorio. Ma non sarà l’unico, perché anche i Servizi e chi li guida, ossia Elisabetta Belloni, commis di Stato stimatissima da Meloni, dovranno dire qualcosa. Rotoleranno, inevitabilmente, molte teste.

Meloni e quella irresistibile attrazione per le barbe finte
Ma l’impressione è che l’affaire Giambruno e questo dei finti africani metteranno in discussione il ruolo della nostra intelligence, ma soprattutto quel che ne pensa Meloni, che come tutti i suoi predecessori (Giuseppe Conte più di tutti) prova una irresistibile attrazione verso il mondo delle barbe finte. Per altro ricambiata, perché se un primo ministro vede negli apparati di spionaggio un possibile strumento di difesa e offesa, contando sulla mole di dossier e informativa sui suoi avversari politici di cui può disporre, gli 007 pensano di trovare copertura alle loro operazioni più o meno ortodosse. Insomma, si è sempre trattato di un matrimonio dove i due contraenti hanno trovato modo di coltivare i loro interesse senza pestarsi i piedi.

Andreotti diceva che fidarsi troppo dei Servizi porta sempre male
A patto però che non ci siano incidenti di percorso che danneggiano l’uno o l’altro, come nel caso dei diplomatici del Catonga, ma in parte anche in quello dei fuorionda di Giambruno. Possibile, ci si chiedeva a proposito della guasconata di Striscia, che all’interno di Mediaset tutti sapessero tranne, a loro dire, i padroni dell’azienda e invece nulla sia arrivato alle orecchie delle nostre spie? Non sarà che le maglie della vigilanza presentano troppi strappi? Siccome c’è da mesi in ballo una riforma dei Servizi, di cui si sta occupando il potente sottosegretario Alfredo Mantovano, che sta provocando al loro interno molta agitazione, potrebbe essere che qualcuno si sia distratto. Viene in mente quel che diceva Giulio Andreotti. Fidarsi troppo dei Servizi porta sempre male. Perché i loro generali alla fine sanno fare una sola guerra: quella tra di loro.