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Meloni: «Ecco perché non andrò alla fiaccolata per Paolo Borsellino»
Il 19 luglio ricorre l’anniversario della strage di via D’Amelio. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni visiterà le tombe di Giovanni Falcone nella chiesa di San Domenico e di Paolo Borsellino nel cimitero di Santa Maria di Gesù. Ma non parteciperà alla fiaccolata in onore di Paolo Borsellino e dei cinque membri della scorta. In una lettera al Corriere della Sera – a cui spesso si rivolge, forte anche del suo legame col direttore Luciano Fontana, come rivelato dal libro I potenti al tempo di Giorgia – ha spiegato il motivo.
Meloni: «C’è chi ha scritto che sarei in crisi con il mito Borsellino»
Nella lettera Giorgia Meloni ha respinto le accuse, definendo «stucchevole» il «tentativo» di strumentalizzare l’«impossibilità a prendere parte alla fiaccolata». Aggiungendo: «C’è chi ha addirittura scritto che avrei disertato le commemorazioni perché in crisi con il mito Borsellino». Ufficialmente non sarà alla fiaccolata per motivi di ordine pubblico. Ma, ricordando che da ragazza provò un senso di rifiuto della mafia di fronte alle immagini della strage, ha raccontato che è stato quel sentimento a portarla «fin qui, da semplice militante di un movimento giovanile alla presidenza del Consiglio dei ministri». E ha precisato: «Per questo non posso che essere profondamente orgogliosa del fatto che il governo che oggi presiedo abbia avuto, dal suo primo giorno, la determinazione e il coraggio necessario ad affrontare il cancro mafioso a testa alta». E, «se oggi boss mafiosi del calibro di Matteo Messina Denaro sono detenuti in regime di 41 bis», secondo Meloni lo si deve all’impegno del governo, che «ha messo in sicurezza presidi fondamentali come la restrizione dei benefici penitenziari».
In arrivo un provvedimento sui “reati di criminalità organizzata”
Infine, la premier ha annunciato un provvedimento «che dia un’interpretazione autentica di cosa si debba intendere per “reati di criminalità organizzata” e che scongiuri il rischio che gravi reati rimangano impuniti per effetto di una recente sentenza della Corte di Cassazione». E ha concluso: «La lotta alla mafia è parte di noi, è un pezzo fondante della nostra identità, è la questione morale che orienta la nostra azione quotidiana. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino, e a tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la giustizia e hanno reso onore all’Italia».