L’Ue chiede all’Italia i dettagli dell’accordo con l’Albania sui migranti

L’Unione europea ha chiesto di ricevere maggiori dettagli sull’accordo per la gestione dei migranti firmato il 6 novembre dalla premier italiana Giorgia Meloni e dall’omologo albanese Edi Rama. Lo ha fatto sapere la portavoce della Commissione Europea Anitta Hipper durante il briefing quotidiano, aggiungendo che Bruxelles ne è stata informata appena prima dell’annuncio: «Prima di commentare oltre dobbiamo capire cosa c’è intenzione di fare esattamente». Finora, infatti, nessun Paese dell’Ue ha stretto un accordo simile per esternalizzare la gestione dei richiedenti asilo. Hipper ha aggiunto che, «dalle prime informazioni», l’accordo Italia-Albania «sembra diverso da quello tra Regno Unito e Ruanda».

L'Unione europea chiede all'Italia maggiori informazioni sull'accordo con l'Albania sui migranti, siglato il 6 novembre.
Migranti appena arrivati a Lampedusa (Getty Images).

Gli ostacoli logistici presenti nell’accordo 

«Qualsiasi accordo che l’Italia stipula con gli albanesi in relazione al trattamento delle richieste di asilo deve rispettare il diritto comunitario e internazionale», ha precisato la Commissione europea. I dettagli dell’intesa non sono chiari ma, secondo una ricostruzione de Il Post, sia dal punto di vista logistico che del rispetto delle leggi internazionali presenterebbero alcuni punti problematici. Innanzitutto la lunghezza del viaggio che Guardia Costiera e Guardia di Finanza dovrebbero intraprendere dai porti italiani a quello di Shëngjin (San Giovanni di Medua) per trasportare i migranti. Da Lampedusa (principale punto di sbarco) al porto albanese ci sono 700 chilometri: ciò significa 3-4 giorni di navigazione tra andata e ritorno, creando potenziali problemi sia per i migranti a bordo, sia per le autorità italiane che, a parte la Marina militare, dispongono di imbarcazioni inadatte. Impiegare per giorni le navi delle autorità italiane in Albania, inoltre, comporterebbe la necessità di integrare la diminuzione della loro presenza nel Mediterraneo centrale.

Le potenziali violazioni del diritto internazionale 

Per quanti riguarda il diritto internazionale, la scelta di far sbarcare solo alcune categorie di migranti (minori, donne, malati) potrebbe incorrere in annullamenti da parte dei tribunali, come nel caso del Tar di Catania che a febbraio ha dichiarato illegittima una decisione del governo Meloni presa in un contesto simile. Secondo la Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare, le persone in difficoltà vanno soccorse e portate in un porto sicuro «senza tener conto della nazionalità o dello statuto di detta persona, né delle circostanze nelle quali è stata trovata». Anche la decisione di inviare le navi italiane in un porto così lontano potrebbe violare le norme del diritto internazionale che regolano i soccorsi in mare, in quanto trattamento inumano e degradante vietato dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.

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Per l’International Rescue Committee l’accordo è «disumanizzante»

L’International Rescue Committee ha affermato che l’accordo sull’immigrazione dell’Italia con l’Albania è «disumanizzante» e «infligge un ulteriore colpo al principio di solidarietà dell’Ue». Secondo la ong Sea-Watch, l’intesa Roma-Tirana rappresenta «un nuovo attacco frontale da parte del governo italiano al diritto internazionale e comunitario in materia di asilo, sfruttando il desiderio di riconoscimento internazionale e la fragilità dei Paesi terzi per eludere il suo responsabilità in materia di asilo».

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